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Don Rodrigo Limeira
Attualità

“Sono grato agli Astigiani perché mi sono sempre sentito accolto”

Intervista a don Rodrigo Limeira, parroco e responsabile della Pastorale giovanile diocesana, arrivato in città il 30 ottobre 2005

Don Rodrigo Limeira ad Asti da 15 anni

«Quel giorno è rimasto impresso nella mia memoria. Era domenica 30 ottobre 2005 e per la prima volta venivo in Italia. Sbarcato dall’aereo, a Milano Malpensa, freddo e nebbia. Ad attendermi don Italo Francalanci, grazie a cui è cominciata la mia “storia italiana”».
Così don Rodrigo Limeira, parroco del Sacro Cuore, di Vaglierano e Revignano, ricorda il suo arrivo in Italia. Classe 1986, brasiliano, oggi festeggia 15 anni di permanenza ad Asti. Una data significativa.
Don Limeira, racconti come ha fatto ad avere contatti con Asti dall’altra parte del mondo…
«Io sono originario di Sao Luis, città di un milione di abitanti nel Nord Ovest del Brasile. Il quartiere in cui vivevo confinava con un villaggio molto povero dove don Italo Francalanci (attualmente sacerdote fidei donum a Juina, nella diocesi brasiliana gemellata con Asti) si recava in missione ogni estate con alcuni giovani astigiani. Aveva infatti il compito di gestire la “Lar (Casa) Egle e Paolo Conte”, ovvero l’asilo, fondato e finanziato interamente dal noto cantautore astigiano Paolo Conte e da sua moglie, che si trovava accanto alla scuola aperta dalle Suore della Purificazione. Durante la permanenza si metteva anche al servizio della comunità, tanto che io l’ho conosciuto nella parrocchia che frequentavo, dove prendevo parte alle varie attività rivolte ai ragazzi e facevo catechismo ai bambini più piccoli».
In quel periodo, nonostante la giovane età, maturava già la decisione di diventare sacerdote?
«Sì, l’idea era già presente. E, all’età di 16 anni, ho ricevuto la proposta da parte di don Italo di entrare nel seminario di Asti. Una proposta nata dall’amicizia e non dalla necessità di contrastare la scarsità di vocazioni in Italia che caratterizza l’epoca attuale. Io ho riflettuto a lungo, e nel frattempo ho terminato le scuole superiori. Poi ho conosciuto il vescovo Francesco Ravinale, don Francalanci ha incontrato i miei genitori, e alla fine ho deciso di accettare. L’ho fatto per la stima che nutro nei confronti di don Italo e perché mi affascinava l’idea di venire in Italia, anche grazie al ricordo positivo che avevo del sacerdote don Franco Ausania, di Avellino, che all’età di 25 anni era stato missionario nella mia parrocchia».

Il seminario e l’ordinazione sacerdotale

Da sinistra don Italo Francalanci e don Rodrigo Limeira

Quale percorso ha seguito ad Asti?
«Accolto nella parrocchia di Nostra Signora di Lourdes, dove vivevo perché don Italo ne era il parroco, sono entrato nel seminario di Asti l’11 febbraio 2006 per seguire l’anno propedeutico, in quanto dovevo innanzitutto imparare la lingua e conoscere la cultura italiana. Poi, nel settembre 2006, ho cominciato gli studi veri e propri, prima ad Asti e poi a Valmadonna (Alessandria). Durante tutti questi anni mi sono sempre sentito accolto, per cui nutro nei confronti della Chiesa astigiana e della comunità una profonda riconoscenza. Non ho mai sofferto la solitudine».
Quando è stato ordinato sacerdote?
«Il 26 maggio 2012. I primi mesi da sacerdote li ho trascorsi nella parrocchia Nostra Donna di Loreto a Costigliole (dove ero stato impegnato durante il seminario, così come a N. S. di Lourdes e in Cattedrale). Poi, nel settembre 2013, sono stato nominato vice parroco a N. S. di Lourdes, dove ho seguito in particolare i giovani, imparando a coordinare progetti e attività in una comunità numerosa: dall’Estate ragazzi ai gruppi giovani, dalle collaborazioni interparrocchiali ai pellegrinaggi. Poi, nel novembre 2016, sono stato nominato parroco a Vaglierano e Revignano, incarico cui ho aggiunto, dall’ottobre 2019, quello di parroco del Sacro Cuore e di Variglie».

L’impegno nella Pastorale giovanile

Don Limeira con lo staff di Asti God’s Talent

Poi ha affiancato l’incarico di responsabile della Pastorale giovanile…
«Sì, dal settembre 2015, nel solco del percorso tracciato dal mio predecessore, don Carlo Rampone. Il mio compito è coordinare le attività – dalla formazione biblica alle Giornate mondiali della gioventù, fino all’evento “Asti God’s Talent” – lasciando che i giovani siano protagonisti».
«Per me la Pastorale giovanile rappresenta una boccata di ossigeno, perché i giovani sono l’ossigeno che mi aiuta a pensare oltre i confini delle mie parrocchie, che richiedono presenza, energia e tante incombenze a livello gestionale e amministrativo».
Qual è il ricordo più bello di questi 15 anni?
«Sicuramente l’ordinazione sacerdotale. Non ero in Brasile, non avevo i miei familiari vicino, ma non mi sono mancati per nulla affetto e amicizia. Ripeto, sono grato per come sono stato accolto ad Asti e sono convinto che dietro il mio percorso, per come è nato, ci sia la mano di Dio. Il Signore mi ha portato qui: per questo lo ringrazio e sarò sempre a disposizione della Chiesa».

Elisa Ferrando

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