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Attualità

Sorelle anziane segregate in casa
L'ostacolo sono quattro scalini

Barriere architettoniche: un nome che mette insieme tanti ostacoli che, chi ha la fortuna di muoversi autonomamente, neppure vede e così neppure immagina che si possa vivere praticamente segregati in

Barriere architettoniche: un nome che mette insieme tanti ostacoli che, chi ha la fortuna di muoversi autonomamente, neppure vede e così neppure immagina che si possa vivere praticamente segregati in casa per anni. Di arresti domiciliari abbiamo parlato la scorsa settimana raccontando la storia di Maria Josè Moschietto, una donna sola e malata che non riesce più a camminare da sola ma non può permettersi una badante e che da otto anni non esce più dal suo alloggio di piazza Statuto (al secondo piano di un palazzo senza ascensore), se non in barella per visite mediche. La sua storia ha spinto una nostra lettrice a raccontare la sua vita grama al seguito della sorella gravemente invalida. Lei è Piera Italiana Pesce, 77 anni portati con una grinta da bersagliere. L’età e un brutto male che le ha fatto gonfiare i linfonodi del braccio destro la stanno indebolendo e non ha più la forza di prima per accudire Lelly, la sorella di 63 anni che porta i gravi segni di una malattia che l’ha colpita in tenerissima età.

Per lei, ora, gli spostamenti, in casa come fuori, sono possibili solo su una sedia a rotelle che però complica assai la vita a Piera, l’unica che si occupa di lei. Nel loro alloggio di un condominio di via Monterainero, la cucina è il fulcro della loro giornata: Lelly è al centro della stanza e Piera le gira intorno per fare i lavori, cucinare, occuparsi di tutte le incombenze della casa, burocratiche e pratiche. «Viviamo insieme da quasi vent’anni e anche prima ero molto presente nella sua vita. Quello che adesso però non riesco più a fare è portarla fuori da questa casa». E ci fa vedere la faticosissima manovra a cui è costretta per portare al piano strada la sorella. Due i problemi quasi insormontabili: l’ascensore che è stretto e non si ferma mai esattamente al piano, ma sempre un po’ sopra o un po’ sotto il livello del pianerottolo e quei quattro scalini che dall’atrio conducono al portone di ingresso del condominio.

Per una donna vicina agli 80 anni che deve trasportare la sorella di pari peso su è giù è un’impresa praticamente titanica. E Piera, con la tenacia che la contraddistingue, ha trovato una soluzione a modo suo che ha dell’incredibile. Ogni volta che deve portare giù Lelly, la sorella più anziana la solleva di peso dalla sua sedia a rotelle e la fa sedere su una sedia “con” le rotelle, di quelle che si usano negli uffici. E’ più stretta e passa per le porte dell’ascensore. La spinge fino ad esso (con rischio che possa cadere di lato o che lei stessa possa inciamparsi nei raggi delle rotelle), apre le porte e spinge, spinge, spinge, fino a quando, al pelo, riesce a far entrare la sedia nel piccolo vano. Quando l’ascensore è a terra fa la stessa vitaccia (ricordate lo scalino fra pavimento dell’ascensore e pianerottolo?) per farla uscire.

Poi arrivano i cinque scalini dell’atrio che fino a qualche anno fa, con grande rischio, riusciva a far scendere alla sorella sostenendone tutto il peso, ma che ora, visto l’aggravamento delle sue condizioni e l’indebolimento di Piera, non è più possibile fare. Così Lelly sta sempre chiusa in casa e Piera insieme a lei. Ancora un caso di “arresti domiciliari” senza aver mai fatto qualcosa di male nella propria vita. «Non chiedo tanto, solo di poter raggiungere la strada con mia sorella sulla sedia a rotelle e fare insieme una passeggiata, andare a fare la spesa al supermercato, fare un giro per vetrine – dice Piera – Così non è più vita e mi piange il cuore vedere Lelly sempre chiusa qua in casa». La legge prevede che il condominio non possa opporsi alla richiesta di allestimento di una pedana elettrica per l’atrio e lo stesso amministratore, il geometra Piergiorgi Ambrosio, ha detto che appena arriverà la richiesta di autorizzazione la porterà in assemblea.

Pedana il cui costo sarà a carico di Piera e della sorella, ma con un contributo della Regione attraverso l’Asl di competenza. Tanta burocrazia, tante scadenze, tante scartoffie che sono troppe per una donna di 77 anni che ha bisogno di tutto il suo tempo per accudire la sorella. Si fa presto a dire che esiste la tecnologia per superare le barriere architettoniche, ma è la burocrazia il primo ostacolo virtuale. «Siamo venuti a conoscenza della situazione della signora Piera e della sorella e ci stiamo attivando per aiutarle» dicono Maurizio Finotto e Luca Nardi dello sportello Dalla Parte degli Astigiani. Hanno già portato alle due sorelle una sedia a rotelle più stretta e chiesto l’autorizzazione a fare una piccola modifica alle cerniere delle porte dell’ascensore per farla entrare.

E poi passeranno alla trafila per arrivare all’installazione del sollevatore di carrozzine dall’atrio al piano rialzato. «In passato mi sono sentita rispondere di traslocare in una casa al pian terreno o di andare con mia sorella a vivere in una casa di riposo – si foga amaramente Piera- ma io non ho i soldi per affrontare un trasloco e voglio continuare a vivere a casa mia occupandomi di Lelly. Non ho mai chiesto aiuto a nessuno e, se con qualche arnese meccanico riesco a continuare a stare con mia sorella, perchè non posso farlo?».

Daniela Peira

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