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Stop ai dazi che Donald Trump aveva minacciato di imporre su alcuni prodotti italiani

L’hanno scampata, tra gli altri, il vino, la pasta e l’olio di oliva sui quali non graveranno, almeno per i prossimi sei mesi, ulteriori imposte al momento di toccare il suolo Usa

Stop ai dazi minacciati da Donald Trump

Il sospiro di sollievo si è levato unanime quando, venerdì nella notte, i primi lanci di agenzia hanno diramato la notizia che si attendeva da settimane: stop ai dazi che Donald Trump aveva minacciato di imporre su un pacchetto di prodotti italiani. L’hanno scampata, tra gli altri, il vino, la pasta e l’olio di oliva sui quali non graveranno, almeno per i prossimi sei mesi, ulteriori imposte al momento di toccare il suolo Usa.
Se la cavano, anche, altre icone del made in Italy alimentare, seppur già sottoposte alla tassazione del 25% applicate con la prima ondata di restrizioni. Sospesa, infatti, la proposta di innalzare la soglia dei dazi al 100%, situazione che avrebbe sferrato un colpo letale al comparto.

Grande lavoro di squadra

Risultato ottenuto grazie «a un grande lavoro di squadra con il commissario Ue al commercio, Phil Hogan, e con il Ministro delle Politiche Agricole» è il commento di Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale. Che gli Stati Uniti siano il maggior paese importatore del food italiano è un dato di fatto. Soprattutto per il vino piemontese il mercato americano è al primo posto nei consumi.

Usa, mercato fondamentale

Lo aveva confermato, all’indomani della prima stretta sulle importazioni Oltreoceano, Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini. «Gli USA sono un mercato fondamentale: si posizionano al primo posto nella graduatoria dei Paesi consumatori di vino con una domanda complessiva che è cresciuta negli ultimi cinque anni in valore di oltre il 30%, così come il quantitativo di vino esportato dal nostro paese» aveva detto Abbona lo scorso ottobre. C’è chi ha fatto i conti qualora l’imposizione doganale fosse entrata in vigore. Una bottiglia di Moscato d’Asti Docg, ad esempio, oggi venduta in un’enoteca newyorkese a 15-18 dollari sarebbe balzata a 25-28 dollari.

Respiro di sollievo del mondo vinicolo

La perdita di competitività è evidente, soprattutto se comparata con i prodotti in arrivo dai paesi non gravati da dazi. Il timore di una recrudescenza della guerra commerciale Italia-Usa, d’altronde, era seguita con attenzione da tutto il mondo vinicolo astigiano. Alessandro Picchi, presidente di Gancia Spa che festeggia quest’anno i 170 ed è tra i maggiori esportatori di Moscato d’Asti Docg nel paese del nord America, era stato chiaro: «Se i dazi negli Stati Uniti entrassero in vigore, per la nostra filiera, e quando dico filiera mi riferisco a tutto il mondo vinicolo piemontese e italiano, sarebbe un vero dramma. Perderemmo quote di mercato importanti, con buona pace dei competitor che non aspettano altro».

Giovanni Vassall0

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