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Straordinario (e rarissimo) avvistamento di un’aquila reale sui cieli di Asti

Ad opera del professor Carlo Nebbia durante un’uscita a Revigliasco. L’ha fotografata mentre alcune poiane cercavano di cacciarla dal loro territorio.

Per un ornitologo della caratura del professor Carlo Nebbia, l’avvistamento fatto il giorno di Santo Stefano ha avuto tutto il sapore (e lo stupore) di uno straordinario regalo di Natale in ritardo di appena un giorno.

Uscito per uno dei suoi “giri” in cerca di presenze di uccelli che scelgono le oasi astigiane per fare tappa, il professor Nebbia, nei pressi del lago di acqua bike di Revigliasco, ha scattato una delle foto più rare di sempre.

Attirato dalla furia di alcune poiane in cielo, ha avvistato un’aquila reale adulta che aveva occupato il loro “spazio aereo” e le ha costrette a provare a scacciarla.

Un duello aereo seguito dall’ornitologo   che è riuscito ad immortalare l’esemplare di aquila reale adulto, di almeno 2 anni di vita e un’apertura alare che arriva a quasi 2 metri e mezzo.

«Nei miei anni di osservazione mi è capitato solo altre due volte di intercettare e fotografare un’aquila reale – racconta il professor Nebbia – Una volta a Serole dove era evidente che il rapace arrivasse dai vicini Appennini e un’altra, nel 2017 a Tonco, in primavera, durante il periodo di “dispersione” dei giovani aquilotti in cerca di un nuovo territorio vicino all’asta del Po. Ma la presenza di un’aquila adulta, in pieno inverno, in un’area così vicina alla città è inspiegabile. Come era remotissima la probabilità di vederla e fotografarla. Lo considero davvero un grande regalo».

Insieme alla soddisfazione di questo avvistamento, il professor Nebbia avanza però una forte preoccupazione.

«L’aquila reale, quando l’ho fotografata, si trovava in una porzione di area non protetta fra l’Oasi della Bula e le Rocche di Antignano. Vero che si sposta in fretta, in volo, ma il mio timore è che qualche cacciatore possa abbatterla. Spesso, quando esco, sento colpi di fucile e seppure i rapaci non possano essere cacciati, la paura che qualcuno possa spararle è davvero alta. Voglio rivolgere un appello accorato: per favore, non uccidete questo maestoso animale che è arrivato fin quasi sui cieli di Asti».

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