Ci aspettavamo che la dinamicità del giovane Assessore Riboldi portasse un nuovo “approccio” – come da lui definito – al prossimo Piano Socio Sanitario della Regione Piemonte, una ventata non solo di innovazione, ma anche di fantasia e, perché no, qualche sogno per una sanità piemontese in declino. Dalla presentazione di Ebarnabo si è capito che non si sarebbe andati al di là della passerella. Il consigliere ha affermato che il Piemonte attende un nuovo Piano Sanitario dal 1995, Riboldi ha convenuto affermando che in 30 anni la Società è cambiata e soprattutto invecchiata, grande scoperta.
Peccato che tanto il consigliere, quanto l’assessore abbiano glissato sul Piano Socio Sanitario approvato con Delibera del Consiglio Regionale del 24 ottobre 2007. E’ questo l’ultimo Piano Socio Sanitario del Piemonte, varato dagli assessori Valpreda e Artesio durante la Giunta regionale Bresso. Riboldi annuncia che il nuovo Piano sarà approvato entro l’estate, un tempo record. Auguri, vedremo consistenza e qualità di programmazione dello strumento guida della sanità piemontese.
Noi continuiamo a pensare che la sanità non sia né di destra né di sinistra, pur nelle diverse sfumature. Se Riboldi avrà l’umiltà di leggere il Piano dell’astigiano Valpreda e di Artesio scoprirà a chi attribuire la primogenitura delle Case della Salute, scoprirà l’organizzazione della prevenzione e della vigilanza (nonostante lo svuotamento oggi degli Spresal e il recente dimezzamento della spesa per gli studi epidemiologici), scoprirà l’innovazione del “percorso nascita” con l’adozione dell’agenda della gravidanza, temi concreti che, fortunatamente, ancora permangono almeno in parte.
Venendo da cinque anni di governo leghista della sanità, anni di nulla a parte i danni, oltre che di “sprofondo rosso” dal punto di vista delle risorse, Riboldi non ha dato aggiornamenti sull’indebitamento delle Aziende. Ci aspettavamo qualcosa di nuovo, speravamo in un po’ di fantasia, auspicavamo l’annuncio di qualche sogno. Quando parliamo di sogni non ci riferiamo a programmi propagandistici che caratterizzano tanta politica, no, ci riferiamo alla necessità di continuare a proporre quelle buone pratiche sanitarie, a volte sogni, che, se realizzati potrebbero migliorare sistema e servizi ai cittadini. Sognare significa che quando Riboldi parla di come affrontare il problema delle liste d’attesa dovrebbe sempre fare cenno all’appropriatezza prescrittiva, e quindi a come migliorare il lavoro dei medici di famiglia aiutandoli ad evitare prescrizioni inutili di visite, esami diagnostici, farmaci.
Invece Riboldi non ha parlato del cardine principale sul quale si poggia il Servizio Sanitario Nazionale e regionale cioè il medico di famiglia, non ha parlato del consumismo sanitario inutile che contribuisce a far lievitare la spesa. Riboldi ha annunciato la rivoluzione del Centro Unico Prenotazioni basato su intelligenza artificiale e digitalizzazione. Riboldi sa che un nuovo Cup non può bastare in assenza di personale e il personale, al di là degli errori del passato commessi da tutti i Governi, non si può raccattare all’estero; né si può pensare di evitare la fuga di medici formati in Italia se non si equiparano le retribuzioni a livello europeo di tutto il personale sanitario.
Sull’edilizia sanitaria Riboldi ha snocciolato numeri incredibili: 140 strutture sanitarie nuove avviate e da concludere. Salva l’ex Maternità di Asti, pur avendo perso 4 anni sui quali l’assessore ovviamente ha glissato, e poi il mega Parco della Salute di Torino ex Molinette e 11 nuovi Ospedali in Piemonte. Negli ultimi 30 anni se ne sono costruiti 3! Al di là dei tempi, anche sui nosocomi nessuna visione: nessun cenno su come deve essere organizzata una “rete ospedaliera piemontese” all’altezza dei tempi. Ancora tanti ospedali a Torino che drenano risorse? Oppure riconversione dei piccoli Ospedalini (sul modello toscano) ed ancora: provare ad interrogarsi sulla attualità produttiva o sulla riconversione degli Ospedali monospecialistici oppure, in carenza di risorse, pensare al loro superamento con ridistribuzione capillare dei servizi su tutta la rete ospedaliera del Piemonte con specifici centri di riferimento?
Infine, dopo l’approfondimento di nulla, la sensazione che sull’incontro in Sala Pastrone aleggiasse “un convitato di pietra” di cui l’assessore non ha fatto cenno: la sanità privata, il suo lento ma inesorabile espandersi, in Piemonte e ad Asti, l’invadenza del sistema Lombardo. A cosa sono serviti 5 anni di governo leghista se non come “prova d’orchestra”? Il proliferare di “visitifici” concorrenziali, per ora con i ticket sanitari, è sotto gli occhi di tutti: sulla qualità delle prestazioni da loro erogata ci sarebbe da vigilare (e torna, come un mantra, il tema dell’appropriatezza).
Insomma assessore Riboldi complessivamente ci sarà da verificare quanto da lei affermato in tema di “consorterie e rendite di posizione” e, ci permettiamo di aggiungere, logiche di campanile e distribuzione territoriale di servizi. Osserveremo senza preconcetti. Certo il buongiorno non si vede dal mattino.
Mauro Bosia, consigliere provinciale e consigliere del Comune di Asti –
Vittoria Briccarello Consigliere comunale Gruppo Uniti si può