Si stimano circa 400 cantieri astigiani, fra case singole e condomini, bloccati dall’impossibilità di cedere i crediti d’imposta del superbonus 110% sugli interventi di riqualificazione edilizia energetica. Per un fabbisogno di “liquidità” intorno ai 250 milioni di euro.
Dopo una prima fase in cui i crediti d’imposta erano stati agevolmente acquistati con un minimo scarto percentuale per i proprietari, le cessioni si sono quasi completamente bloccate con il risultato di avere i cantieri fermi, imprese, professionisti e fornitori che bussano alle porte e in molti casi proprietari fuori casa in affitto o ospiti da parenti in attesa della fine lavori.
Le banche hanno chiuso il rubinetto per le cessioni e la Regione Piemonte ha allora deciso di allargare la platea di chi, potenzialmente, può acquistare i crediti per far ripartire tutto il sistema del superbonus e far finire i lavori. La Giunta presieduta da Cirio ha firmato un accordo quadro con Unione Camere e Commercialisti piemontesi per consentire a chi è titolare dei crediti fiscali ma non riesce a cederli, di iscriversi alla piattaforma SiBonus di Infocamere. Una “vetrina” fiscale per enti pubblici economici e società partecipate del Piemonte che intendano intervenire ad acquisire questi crediti.
«Se tutte le società pubbliche e municipalizzate del Piemonte comprassero un po’ di crediti, nel giro di pochi mesi ripartirebbero tutti i cantieri della regione e con essi il ciclo virtuoso che era alla base della legge – spiega Luca Matteja, consulente astigiano, nella sua veste di referente piemontese della Federazione nazionale delle progettazioni, costruzioni e infrastrutture Cnl – Ad Asti penso all’Asp, che sta “macinando” utili di milioni di euro nei suoi ultimi bilanci. Investirne una parte nell’acquisto dei crediti d’imposta sarebbe un bel segnale e un esempio per tutte le altre società a partecipazione pubblica che operano sul territorio. Ognuna per la quota che può, contribuirebbe a dare tranquillità a molti astigiani consentendo di superare questa empasse». E superarla con uno spirito di equità che viene chiesto ad aziende che operano con soldi pubblici.
Perchè lo stesso Cnl ha già individuato anche alcune criticità del regolamento della piattaforma regionale SiBonus.
«Non è stata effettuata una griglia di tutela di tutti i soggetti interessati, facendo differenze notevoli fra le imprese, i professionisti e i committenti privati – spiega Matteja – Manca un ordine cronologico nell’accettazione dei crediti lasciando spazio ad anarchica e discrezionale valutazione; sono comprese tutte le imprese, anche quelle con fatturati superiori ai 10 milioni di euro a scapito dei più piccoli per i quali è ancora più vitale poterli cedere; non è stato definito un prezzo minimo di acquisto dei crediti con il rischio di legittimare la cessione anche al 50% del valore effettivo e questo significa tassi usurari».
Matteja, che ogni giorno si misura con le conseguenze di questa empasse, conferma che quello che doveva essere uno straordinario strumento di efficientamento energetico e di leva per l’edilizia si sta trasformando in un “tutti contro tutti”. «Si stanno moltiplicando le cause civili – spiega ancora il consulente – Proprietari che denunciano le imprese perchè non finiscono i lavori (ma queste ultime non riescono a cedere i crediti e sono rimaste senza liquidità); imprese che denunciano i proprietari che, a parti invertite, non riescono a cedere i loro crediti d’imposta e dunque non riescono a pagare i lavori; professionisti che denunciano imprese e proprietari perchè non vengono pagate le loro parcelle Serve un po’ di buona volontà politica per chiudere i conti e andare avanti».