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Attualità

Teleriscaldamento, braccio di ferro
in Consiglio tra rischi e vantaggi

Iniziato con un minuto di silenzio per ricordare le vittime della strage nella redazione di Charlie Hebdo, a Parigi, il Consiglio comunale di mercoledì è stato interamente incentrato sul progetto di

Iniziato con un minuto di silenzio per ricordare le vittime della strage nella redazione di Charlie Hebdo, a Parigi, il Consiglio comunale di mercoledì è stato interamente incentrato sul progetto di teleriscaldamento che la Giunta ha deliberato di realizzare con Asp, Iren Energia Spa, Asta Spa (Gruppo Gavio) e un 4° socio che sarà identificato tramite gara. Con 40 milioni di euro di investimento, 30 km di rete sotto la città e un potenziale bacino di utenti di 25.000 abitanti (500 stabili), il teleriscaldamento è probabilmente uno dei progetti più complessi mai visti ad Asti e, proprio per questo, ai consiglieri di minoranza non è andata giù che sia stato approvato con una delibera di Giunta senza una discussione in Consiglio. Il sindaco Brignolo ha ricordato che la decisione di realizzare il teleriscaldamento affidandolo ad Asp fosse già stato votata dal Consiglio nel 2010 «e che non c’è mai stata la volontà di prevaricare l’organo di indirizzo».

Per questo motivo in aula si sono presentati anche i vertici delle società e i tecnici che realizzerano l’infrastruttura a cominciare da Francesco Profumo, presidente della stessa Iren, pronto ad elencare le potenzialità dell’opera. Sviluppo del territorio, creazione di posti di lavoro (non solo collegati alla realizzazione della rete ma anche alla manutenzione), formazione dei giovani, riduzione dell’inquinamento sono alcune delle motivazioni portate da Profumo a sostegno dell’utilità del teleriscaldamento il quale ha parlato di «stretta connessione tra servizio dato e industria che sta dietro a quel servizio». Anche il presidente dell’Asp, Paolo Bagnadentro, ha difeso il progetto evidenziando che «è giusto avere preoccupazioni ma anche non affrontare un tema tecnico e scientifico con pregiudizi, soprattutto ideologici».

I consiglieri di minoranza hanno elencato quelle che considerano essere le criticità del progetto, citando la stessa delibera di Giunta a sostegno delle loro tesi. Tempi lunghi per il recupero degli investimenti, gestione dell’impianto in regime di monopolio, tariffe non regolamentate, inquinamento acustico e atmosferico della centrale, disagi per la viabilità durante gli scavi sulle strade sono alcune delle osservazioni sollevate. In particolare la collocazione della centrale al Massaia, in un ospedale, vicino al parco Rio Crosio, non distante da scuole e da una pista ciclabile, è una delle perplessità maggiori evidenziate da Uniti per Asti e Movimento 5 Stelle (sebbene non esistano ancora accordi con l’ASL in tal senso). Forza Italia ha sollevato altri dubbi, in particolare l’assenza nella delibera del costo dell’energia e di quali saranno i benefici per il Comune da un’operazione di questo tipo.

Ecco perché Forza Italia ha chiesto di ritirare la delibera e riproporre il progetto al Consiglio esplicitando questi dettagli e prevedendo una gara pubblica per la realizzazione dell’opera. Noi per Asti e Fratelli d’Italia hanno chiesto dati certi per quanto riguarda le ricadute sull’occupazione evidenziando il timore che i piccoli manutentori di caldaie possano perdere parte del proprio lavoro. La Federazione della Sinistra ha invece contestato la mancanza del confronto politico sul progetto e di certezze su quanto possa essere conveniente per il Comune realizzare l’opera. I Moderati hanno infine chiesto tutele per le imprese locali e garanzie per i cittadini circa i costi che dovranno sobbarcarsi.

A difesa del progetto si è schierato il PD il cui capogruppo ha evidenziato come il Consiglio comunale non abbia «il coraggio della prospettiva né intenzione di uscire dalla gabbia d’acciaio». Per il Partito Democratico il progetto porterà «benefici economici, occupazionali e ambientali con una tecnologia affidabile diffusa anche altrove». Il sindaco Brignolo, prima di passare la parola ai tecnici e all’amministratore delegato dell’Asp, Paolo Golzio, ha risposto a molte domande fatte durante il dibattito. Brignolo ha puntualizzato che il Consiglio non può entrare nel merito delle tariffe rispetto ai prossimi 30 anni o decidere il luogo in cui sarà ubicata la centrale «che non è quel mostro teorico di cui si pensa ma simile a quelle che si trovano nel centro di molte città d’Italia». In ogni caso l’operazione porterebbe nelle casse del Comune 400.000 euro per i primi 3 anni e 100.000 euro per quelli successivi fino al termine della concessione.

La ricaduta occupazionale inciderebbe sulle attività locali sia per quanto riguarda i lavori (in primis gli scavi) che la futura manutenzione della rete dopo appositi corsi di formazione cui si aggiungono gli interventi sugli edifici per migliorare l’efficienza energetica. La seduta del Consiglio è poi stata sospesa intorno alle 2 di notte in vista di una nuova convocazione. A febbraio arriverà invece lo studio sull’impatto ambientale che sarà oggetto di una nuova discussione in aula.

Riccardo Santagati

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