Raramente, ad Asti, ci sono stati progetti sui quali favorevoli e contrari hanno cercato nell'opinione pubblica una leva su cui fare forza, ma il progetto del teleriscaldamento è uno di questi.
Raramente, ad Asti, ci sono stati progetti sui quali favorevoli e contrari hanno cercato nell'opinione pubblica una leva su cui fare forza, ma il progetto del teleriscaldamento è uno di questi. Incontri con la cittadinanza, comunicati stampa a firma del sindaco Brignolo, risposte a lettere pubblicate sui giornali non sono stati sufficienti a chiarire, secondo i proponenti del progetto, la bontà dell'operazione. Quindi, questa volta, sono stati il presidente e l'amministratore delegato di "Asti Energia e Calore" (AEC), la società cui fa capo il progetto, a prendere la parola per rispondere alle critiche mosse e, hanno precisato, per replicare «alle informazioni scorrette e senza fondamento tecnico, diffuse in questi mesi». Il presidente Flavio Doglione (già consigliere nel cda dell'Asp) e l'amministratore delegato Massimo Cimino hanno incontrato i giornalisti per chiarire i termini del sistema di teleriscaldamento, la cui centrale sarà costruita a ridosso dell'ospedale Massaia.
«Ci sono state troppe strumentalizzazioni»
«Si è strumentalizzato molto sul teleriscaldamento è sono state date interpretazioni varie da soggetti che si oppongono alla sua realizzazione – ha spiegato Doglione – Si tratta di errori dovuti ad una sbagliata lettura dello studio di impatto ambientale che può essere scaricato da tutti sul sito della Provincia». Secondo i vertici di AEC il teleriscaldamento darà numerosi benefici alla città, a cominciare da quelli che arriveranno nella gestione dell'ospedale. «La scelta di quest'area ? ha spiegato Cimino ? tiene conto del fatto che l'ospedale è l'edificio cittadino che consuma più energia: 4,8 milioni di Smc (standard metri cubi) di metano. Attualmente è dotato di quattro caldaie per riscaldare e rinfrescare: l'impianto non è recente e gli stessi tecnici dell'Asl ne stavano valutando l'aggiornamento tecnologico. La nostra centrale di trigenerazione prevede di fornire all'ospedale energia elettrica, frigorifera e termica con tariffe inferiori di quelle attuali». «Il costo di costruzione dell'impianto sarà a carico nostro: – ha aggiunto Cimino – 22 milioni, cui se ne aggiungeranno altri 23 per realizzare l'intera rete di teleriscaldamento, 30 chilometri di tubazioni in acciaio coibentato (la cui perdita di calore sarà intorno all'1%) per servire 500 condomini».
Una centrale monitorata h24
Insomma, costerà meno mantenere l'ospedale di Asti e, servendo altre utenze, sia pubbliche che private, si prevede l'abbattimento del 7% della quantità totale di gas metano prodotta. Il presidente ha poi confermato che il funzionamento della centrale sarà monitorato dall'Arpa h24 e non ci potranno essere sfori sulle emissioni perché, in caso contrario, l'impianto verrebbe chiuso. La centrale, che da sola costa quasi metà dell'investimento, permetterà l'abbattimento delle emissioni di ossidi di azoto a 2,95 tonnellate/anno contro le attuali 18,17. Anche le concentrazioni di monossido di carbonio saranno di 2,95 tonnellate/anno contro le 11,86 di oggi. «Si avrebbe cioè -? ha precisato Doglione -? un netto miglioramento della qualità dell'aria nella zona dell'ospedale e una significativa riduzione delle emissioni complessive in città». Dall'AEC è giunta la disponibilità di confronto con chiunque chieda informazioni sulla rete o sulla centrale, purché i dati vengano presi per quello che sono e non interpretati. Come nel caso del rumore (che non supererà i limiti di 45 decibel diurni e 35 notturni) o dell'impatto ambientale, quest'ultimo mitigato per essere del tutto integrato con l'ospedale e l'ambiente circostante.
Il parere di Legambiente
In questi mesi si è molto discusso sul fatto che i rappresentanti astigiani di Legambiente non siano favorevoli al teleriscadamento. Doglione e Cimino hanno replicato citando l'ormai noto rapporto di Legambiente nazionale che, invece, sostiene questi progetti e le opportunità in termini di abbattimento degli inquinanti. «Tra i tanti cambiamenti avvenuti in questi anni – si legge nel rapporto – proprio l'innovazione delle tecnologie, la ricerca e diffusione stanno permettendo di realizzare risultati fino a qualche tempo fa impensabili. Un esempio efficace è lo sviluppo che ha avuto il teleriscaldamento nel nostro Paese. Oggi sono quasi 3 milioni gli abitanti equivalenti che usufruiscono di servizi di teleriscaldamento e/o raffrescamento,che hanno permesso a famiglie e attività di risparmiare in bolletta e di ridurre inquinamento e emissioni».
Nessuno sarà obbligato ad allacciarsi alla rete
Rimandate al mittente anche le critiche sul regime di monopolio che verrà a crearsi per chi dovesse allacciarsi alla rete: «Se gli utenti valuteranno che non c'è risparmio – hanno sottolineato gli amministratori di AEC – non saranno obbligati ad allacciarsi. Il teleriscaldamento viene erogato nel puntuale rispetto delle regole della concorrenza e del mercato, ovvero senza mai alcun obbligo di adesione e, necessariamente, sempre a condizioni tariffarie che ne garantiscano la competitività rispetto ad altri vettori e/o soluzioni energetiche per il riscaldamento degli edifici. Inoltre la convenzione stipulata tra il concessionario e il Comune impone che siano praticate sempre tariffe uguali ai nuovi e ai vecchi clienti, in modo che a questi ultimi siano garantite pari condizioni economiche e di servizio».
Le tempistiche di attivazione
Secondo i calcoli dei proponenti, l'ospedale sarà allacciato nell'autunno 2016 mentre i condomini nel 2017. E sui lavori per la creazione della rete, il presidente Doglione ha anche evidenziato l'impiego di imprese locali: «Per questo il 27 ottobre approfondiremo l'argomento con l'Unione Industriale e, il giorno dopo, con la CNA. Più avanti sarà la volta di Confcooperative. Non abbiamo esteso l'invito alla Confartigianato per le posizioni assunte dal suo presidente sul progetto, ma da parte nostra confermiamo fin d'ora la disponibilità a incontrarci».
Riccardo Santagati