Adesso è ufficiale: le proposte per ospitare un nuovo impianto per la termovalorizzazione dei rifiuti sono due. Sul tavolo dell’Autorità regionale per i rifiuti ci sono la lettera del sindaco di Torino Stefano Lo Russo e quella firmata e spedita subito dopo Natale dal presidente del Cbra e assessore del Comune di Asti Luigi Giacomini. La scadenza dei termini è domani, mercoledì 31 dicembre, ma al momento non sembrano esserci altre candidature.
Di che cosa si tratta
Il progetto prevede l’ampliamento della capacità del termovalorizzatore già attivo a Torino in zona Gerbido. Il Piano rifiuti della Regione Piemonte prevede un nuovo impianto per completare la gestione dell’indifferenziata. La norma prevede la chiusura entro il 2035 di tutte le discariche in Piemonte. L’obiettivo della raccolta differenziata salirà all’85%, ma comunque resteranno 250 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati da gestire sul territorio, che sono in surplus rispetto alla capacità dell’attuale impianto. Di qui la necessità o di ampliare l’esistente, o di creare una “quarta linea” che andrebbe a aggiungersi alle attuali 3. L’ipotesi di un impianto “autonomo” risponderebbe all’esigenza di evitare la concetrazione di tutta la lavorazione (compreso il trasporto) in un unico luogo.
Perché Asti
“Siamo in una fasi molto interlocutoria” tiene a precisare subito Giacomini. In sostanza Cbra e Comune di Asti hanno dato la disponibilità dell’area “però si deve ancora valutare tutto”. La zona è indicativamente dietro la Vetreria, zona Quarto “ma lontano da tutto, soprattutto dal centro abitato” specifica l’assessore. E’ la stessa area di 53 mila metri quadrati, in zona Pip (insediamenti produttivi) già indicata per ospitare l’eventuale futuro polo della logistica oppure il progetto Hydrogen Valley.
“L’area è a disposizione, attualmente è inutilizzata e quindi vediamo come sia possibile occuparla senza precluderci soluzioni -è in sostanza quanto aveva detto nei giorni scorsi il sindaco Maurizio Rasero in Consiglio comunale nel momento in cui ci venisse detto che l’impianto può essere realizzato, andremo a costituire un comitato composto da tutti gli Enti interessati per vedere nel dettaglio tutti i pro e i contro. Se avessimo anche soltanto il minimo dubbio che ci fosse un rischio per la salute dei cittadini o per compromettere quella parte della città, faremo un passo indietro”.
La decisione sarà presa entro la fine del 2025. “Ribadisco, nulla è stato deciso – chiarisce Giacomini – Ho già visto sui social fotomontaggi e dichiarazioni allarmistiche. Una cosa mi sento di dire: l’impianto che sarà costruito, ovunque verrà localizzato, sarà di ultima generazione, con tutte le garanzie sul piano della sicurezza. Ricordo che a Torino vegono svolte nella zona del Gerbido, costanti indagini epidemiologiche e che non è risultato nulla di dannoso per la salute. Anzi, è addirittura diminuito l’inquinamento dato che con il teleriscaldamento prodotto dal termovalorizzatore, si sono chiuse molte caldaie inquinanti”.
Le reazioni
Ad Asti si sono già mobilitati contro l’ipotesi termovalorizzatore i gruppi di opposizione in Consiglio comunale (Ambiente Asti, Uniti si può, Pd e M5S) associazioni ambientaliste. “Asti e provincia devono potenziare gli impianti di riciclo, che devono essere all’avanguardia e prevedere la percentuale minima residua di rifiuto secco da stoccare in una piccola controllata discarica all’esaurimento di quella di Cerro” in sintesi la loro posizione.