Secondo il nuovo piano rifiuti e raccolta della Regione il solo impianto del Gerbido (gestito da Trm-Iren ed entrato in funzione nel 2013-2014) non basta più. L’impianto, tra Beinasco e Grugliasco, è costituito da tre linee di incenerimento, ciascuna delle quali è costituita da una propria sezione di combustione, recupero energetico e depurazione fumi. I fumi di combustione, che devono raggiungere la temperatura di almeno 850°C, in uscita dalla caldaia vengono depolverati da un elettrofiltro. Poi sono abbattuti i gas acidi, i metalli pesanti e i microinquinanti organici. Un filtro a maniche trattiene i prodotti di reazione e infine viene effettuato un ulteriore trattamento degli ossidi di azoto.
Il termovalorizzatore può operare in assetto solo elettrico producendo annualmente l’energia corrispondente al fabbisogno di circa 175.000 famiglie di tre persone, oppure in assetto cogenerativo, cioè fornendo sia energia elettrica sia termica per il teleriscaldamento, generando ogni anno l’energia termica in grado di scaldare 17.000 abitazioni da 100mq e l’elettricità per il fabbisogno di circa 160.000 famiglie. Il recupero dell’energia contenuta nei rifiuti permette, quindi, il risparmio di circa 70.000 t/a di combustibile tradizionale.
L’esercizio nel 2022 è stato chiuso con un risultato netto di 94 milioni di euro, +95,4% rispetto al 2021. Alla base dei risultati, l’aumento della quantità dei rifiuti trattati, 604.532 tonnellate nell’anno, e le tariffe di cessione dell’energia. È stato approvato un dividendo complessivo di 89 milioni di euro ai 40 azionisti della società, costituiti, oltre che dal socio industriale, principalmente da comuni del territorio. La produzione annua di energia elettrica si attesta a 443 mila MWh, cui si aggiungono 138 mila MWh di energia termica ceduta.
«L’incremento delle quantità dei rifiuti conferite e le numerose richieste di conferimento che non abbiamo potuto soddisfare – commenta il Presidente di Trm Alessandro Battaglino – ci dicono che un numero sempre maggiore di territori guardano a questo impianto per smaltire quella frazione di rifiuto che non può essere riusato, riciclato o recuperato. L’impianto nel 2022 ha immesso in rete 357 mila MWh di energia elettrica, pari alle necessità di 2/3 delle famiglie torinesi: una risposta importante all’emergenza energetica».
Il programma SpoTT
SPoTT è un’iniziativa che ha preso il via nel 2013 con l’obiettivo di creare un sistema di sorveglianza per valutare gli effetti dell’inceneritore nelle popolazioni residenti nell’area circostante l’impianto, monitorando l’eventuale esposizione a inquinanti ambientali derivanti dal processo di incenerimento, individuare possibili effetti sulla salute dovuti a queste esposizioni e fornire indicazioni per la prevenzione per la popolazione esposta. La prima fase del programma si è conclusa nel 2018 e una seconda fase è stata progettata e rifinanziata per il triennio 2020-2023. Ma, attraverso una serie di convenzioni, è stata ottenuta una proroga di Spott per il triennio 2024-2026. Alla nuova fase di prelievi s’è detta disponibile ad aderire la maggior parte dei cittadini campionati che risultano ancora residenti nelle aree limitrofe al termovalorizzatore, nei Comuni di Beinasco, Grugliasco, Rivalta e Torino che avevano già aderito alle fasi precedenti del biomonitoraggio, a partire dal 2013. Alle persone coinvolte sarà effettuato un check-up generale sullo stato di salute.
I pareri dei residenti
Ecco alcuni pareri che il quotidiano on line Prima Torino ha raccolto a Beinasco (uno dei comuni più vicini all’impianto) per sapere come viene percepita la presenza da anni dell’inceneritore: «Sono preoccupata in generale per la qualità dell’aria, l’inceneritore è solo una fonte in più di inquinamento. Abbiamo tante auto e industrie che inquinano»; «Fino ad oggi non ho sentito odori sgradevoli, sarà che abito in una zona trafficata quindi si mimetizza con la puzza di smog».; «Lavoro qui come barista da due mesi e non ho sentito ancora lamentele di odori o altro».