«Ci dispiace, non pensavamo di aver arrecato un danno così grande. Vi restituiamo tutto». Questo il tono del biglietto che ha accompagnato il gesto così atteso da tutti i tonchesi: la restituzione del fantoccio a forma di tacchino che viene utilizzato una volta l’anno per la storica Giostra del Pitu di medievali radici.
Proprio dalle pagine del nostro giornale, una settimana fa, l’appello da Tonco affinchè le quattro persone che avevano rubato il “finto pitu” appena terminata la Giostra pochi giorni prima, lo riportassero indietro e, soprattutto, evitassero di gettarlo via o di distruggerlo.
Perchè quello non è un banale animale di pezza, ma una opera quasi artistica, che mette insieme competenza sartoriale per forma e robustezza e creatività per la riproduzione di un tacchino vero, con tanto di piume e di tiranti interni che irrobustiscono l’intero simulacro.
Il pitu era stato rubato insieme alla scatola che lo custodisce da un anno all’altro, quando Santina, la sarta, ha terminato di ricucirlo e ripararlo dopo ogni giostra. Il furto era stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza del Comune ma è dopo l’uscita dell’appello su La Nuova Provincia che i ladri hanno deciso di farlo ritrovare, intatto, davanti alla porta del Comune.
Il caso
- Riccardo Santagati