Lo studio preclinico è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica "Science Translational Medicine". La sperimentazione sui pazienti inizierà fra pochi mesi. Verranno loro somministrati due tipi di farmaci antitumorali: al già noto Cetuximab sarà affiancato un farmaco sperimentale, il Mek Inibitore
Bloccata in vitro la crescita delle metastasi di un cancro al colon retto. Lo studio, condotto dai ricercatori del Laboratorio di genetica molecolare dellIstituto di Candiolo diretti dal professor Alberto Bardelli, che ha lavorato in stretto contatto con la Divisione di Oncologia Medica dellospedale Niguarda di Milano diretta dal dottor Salvatore Siena è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Science Translational Medicine.
Il Paper spiega perché, dopo un determinato periodo (6-12 mesi), le cellule tumorali smettono di rispondere al farmaco a bersaglio molecolare Cetuximab e ricompaiono le metastasi al fegato. I ricercatori hanno quindi messo a punto una nuova combinazione di farmaci che si è dimostrata in grado di bloccare la proliferazione del tumore divenuto resistente. Inoltre, grazie a un nuovo esame, la biopsia liquida che scova il DNA del tumore nel sangue, sono riusciti a valutare in anticipo quando il paziente avrebbe sviluppato la resistenza alla terapia. «E un lavoro iniziato tre anni fa e che dà segnali di speranza contro il terzo tumore per incidenza e mortalità », ha commentato il professor Bardelli. Nel mirino, ieri come oggi, i tumori del colon retto che presentano lalterazione di una molecola (EGFR) presente sulla superficie delle cellule della mucosa intestinale.
Ora partirà la sperimentazione sui pazienti che durerà un paio di anni. Verranno loro somministrati due tipi di farmaci antitumorali: al già noto Cetuximab sarà affiancato un farmaco sperimentale il Mek Inibitore. Il Trial è stato significativamente chiamato con lacronimo Ares, che richiama il nome del mitologico dio della guerra, perché questa è una nuova battaglia della scienza contro una delle malattie più difficili da combattere. «E uno di quei casi ha aggiunto il professor Bardelli – in cui la ricerca si trasforma rapidamente in medicina sperimentale, proprio secondo la mission dellIstituto di Candiolo, nato per coniugare la ricerca scientifica e la pratica clinica».