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Attualità

Turismo: «Occorre un grande albergo e più comunicazione di qualità»

Il presidente della Fondazione CrAsti Mario Sacco spiega i progetti per rendere la città sempre più turistica partendo da un nuovo hotel, più comunicazione e con un sogno: un museo per gli arazzi di Scassa

Asti ha bisogno di un hotel e di comunicare meglio

Un nuovo e grande albergo in centro, un museo che faccia onore agli arazzi di Scassa, più investimenti nella promozione e una mostra «per fare il botto» che Palazzo Mazzetti ha intenzione di ospitare in autunno.

Sono tanti i progetti e gli spunti che il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, Mario Sacco, lancia alla città quando lo incontriamo per analizzare lo stato di salute del turismo di Asti anche alla luce dei famosi dati dell’Osservatorio Culturale del Piemonte che indicano, nel 2017, una diminuzione di visitatori (-24,7%) proprio a Palazzo Mazzetti (18.299 rispetto ai 24.287, anche se per il Comune sono stati 19.406).

Sacco, però, ci rivela di non essere schiavo dei dati e delle statistiche, ricorda gli ottimi dati sulle mostre tematiche ospitate in passato (Etruschi 27.966 visitatori, Asti nel Seicento 11.147, La Rinascita 12.560) e di voler lavorare perché il turismo sia veramente un motore trainante per la città «che ha sofferto una crisi industriale – spiega – più che altrove e quindi dobbiamo impegnarci per dare una nuova identità ad Asti: culturale, turistica e commerciale».

Troppo turismo mordi e fuggi

Anche per il presidente della Fondazione, la quale gestisce direttamente Palazzo Mazzetti ed è capofila nel coordinamento del Polo Museale Integrato, «c’è troppo turismo mordi e fuggi mentre abbiamo bisogno di incrementare la permanenza in città». «I turisti arrivano nel cortile di Casa Alfieri, danno un’occhiata, poi vanno via e comunque non si fermano per più di poche ore. Ecco perché – spiega Sacco – abbiamo bisogno di migliorare la capacità numerica nell’accoglienza e di un grande albergo, in centro, che possa ospitare gruppi numerosi di turisti o partecipanti a convention». Una proposta, quella del presidente, contraria a quanto sostenuto dal presidente dell’ATL Luca Mogliotti, titolare dell’Hotel Palio di via Cavour. «Non sono d’accordo con Mogliotti e mi stupisce un po’ che la pensi così; lui dice che non ci sono turisti e quindi non servono alberghi, mentre è vero che se ci fosse un grande albergo, capace di accogliere gruppi numerosi, il turismo e le presenze aumenterebbero. Ci sono imprenditori che vogliono investire in questo settore e, se i privati investono, noi dobbiamo creare le condizioni affinché avvenga il cambio di rotta».

Un’offerta più fruibile

In Piemonte Asti è la seconda città medievale meglio conservata, dopo Torino, e ha un patrimonio culturale tra i più belli della regione. Ma bisogna renderlo molto più fruibile e conosciuto.

«Qui interviene la nuova rete museale perché è necessario che i musei siano aperti tutti i giorni e che Asti inizi ad ospitare mostre di richiamo a livello internazionale. Vogliamo – precisa il presidente – “destagionalizzare” il turismo ed è per questo che, insieme al sindaco Rasero e al presidente della Provincia Gabusi, abbiamo deciso di andare verso una promozione degli eventi astigiani, di tutto il territorio, coordinandoci con Torino, Alba, e i territori di Langhe, Roero e Monferrato. Questo porterà a rafforzare il ruolo dell’ATL che deve allearsi con quella di Alba e dei territori UNESCO».

Unica gestione, una sola promozione

«Oggi investiamo il 5% nella comunicazione del nostro patrimonio culturale e della città, quindi è come se non comunicassimo – continua Sacco – ma dobbiamo salire almeno al 30% dell’investimento, specie se puntiamo a farci conoscere all’estero». Da sempre il problema di Asti non è dato dall’offerta museale e culturale, ma dalla scarsa comunicazione (in rete, ma non solo) di quello che offre. «Dobbiamo creare un sistema di comunicazione di alta qualità, che buchi e che sia internazionale altrimenti continueremo a dirci le cose tra noi».

«Nella promozione tutto dev’essere messo a sistema – continua il presidente – e noi, come Fondazione, seguiamo più linee: il polo universitario deve crescere come campus affinché possano soggiornare studenti, professori, aprendosi sempre più a un dialogo con i musei e il commercio locale; poi guardiamo al turismo e allo stesso commercio che sono collegati, ma anche alla rete sociale formata dalle associazioni attive nel terzo settore. Tutti questi soggetti devono fare sinergia, parlarsi e fare rete, come Palazzo Mazzetti e il Comune stanno facendo con il polo museale integrato puntando a trasformare la Fondazione Mazzetti in Asti Musei con una sola gestione dei plessi».

Ad oggi ne fanno parte Palazzo Alfieri, il Battistero di San Pietro, la Cripta di Sant’Anastasio, la Domus Romana, la Torre Troyana e lo stesso Palazzo Mazzetti.

Il nuovo direttore e la rete con le altre città

Un solo grande polo museale e un unico direttore. Entro l’autunno Asti avrà un professionista che gestirà il suo principale patrimonio museale e tante sono le aspettative. «Lo stiamo cercando con apposite selezioni – continua Sacco – e sarà un direttore con forti capacità manageriali per gestire la rete museale esistente sperando che possa entrarci al più presto il Museo Paleontologico e, sarebbe bello, il Museo Diocesano».

Mentre è in corso la ricerca del direttore, Sacco svela che la Fondazione è al lavoro per portare ad Asti «una mostra di grande richiamo internazionale che farà fare il botto alla città».

Non svela di più, ma questa dovrebbe svolgersi in autunno proprio quando è previsto il ritorno da Jesolo della Mummia di Asti, la “Signora delle Ninfee” che sta spopolando in una mostra di straordinario fascino.

«Insieme al Comune stiamo valutando il ritorno della Mummia la cui esposizione, però, dovrà essere contestualizzata e non solo messa in una stanza in attesa che sia allestita l’ala egizia nella Cripta di Sant’Anastasio. A noi interessa creare un turismo emozionale e sono certo che daremo vita, anche con il nuovo direttore del polo museale, ad una collaborazione con il Museo Egizio di Torino perché rappresenta una realtà fenomenale, sempre attento a quello che succede intorno. Anche per il Museo Egizio è interessante fare rete considerato che i visitatori della nostra Mummia potrebbero andare a Torino e viceversa».

Il sogno museale di Sacco

C’è un sogno che Sacco rincorre e spera di riuscire, un giorno, a realizzare: creare ad Asti il Museo degli Arazzi di Scassa. «Lo dobbiamo a Ugo Scassa, a ciò che ha realizzato e perché il suo lavoro è conosciuto in tutto il mondo».

La prima volta che il Comune tentò di dare vita al Museo degli Arazzi Scassa, nei locali dell’ex Biblioteca, scoppiò una querelle politica senza precedenti. Non sulla qualità delle opere, ma sul metodo adottato dall’allora sindaco Brignolo che nel progetto del museo aveva previsto anche la concessione di alcuni locali annessi per adibirli ad alloggio della famiglia Scassa. Alla fine non se ne fece più nulla, Scassa morì poco dopo e i suoi arazzi rimasero a Valmanera. «In quel caso ci furono troppe incomprensioni, – commenta Mario Sacco – ma è indubbio che gli arazzi di Scassa rappresentino un orgoglio di Asti e non possiamo permettere che vengano dispersi in giro per il mondo».

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