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Attualità

Dopo le polemiche Scassa cambia idea:
nessun Museo Arazzi a Palazzo Alfieri

L'arazziere, convocando i giornalisti davanti al sindaco Brignolo, spiega i motivi che l'hanno spinto a ritirare l'offerta di donare parte della collezione al Comune di Asti. «Mai avrei pensato che il mio atteggiamento venisse interpretato come la volontà di sfruttare i beni pubblici» ha commentato Scassa. L'ex biblioteca, già in parte allestita ad arazzeria, ospiterà un'esposizione temporanea delle sue opere

Cambio di programma: il Museo degli Arazzi “Scassa” non sarà allestito a Palazzo Alfieri, nei locali dell’ex biblioteca, nonostante il via libera ottenuto dal Consiglio comunale. Nessun laboratorio di tessitura sarà messo in funzione e nessun alloggio sarà occupato da Ugo Scassa e consorte che, attraverso una donazione modale, avevano intenzione di regalare al Comune parte dei loro arazzi ricevendo in cambio, a titolo gratuito, un appartamento di cui si sarebbero pagati le bollette. Un colpo di scena inaspettato in una vicenda che ha fatto discutere: solo poche settimane fa il Consiglio comunale aveva approvato la bozza della donazione modale con l’arazzeria dando il via libera alla creazione del museo.
Un voto che aveva spaccato la maggioranza e provocato l’Aventino dell’opposizione, contraria non al museo in sé (sebbene contestasse la mancanza di un piano economico di gestione a carico del Comune), quanto la concessione dell’alloggio, a Palazzo Alfieri, alla famiglia Scassa.

Quando tutto sembrava fatto, ecco l’ennesimo stop, questa volta per ora dello stesso Scassa.
«Mai più pensavo che il mio atteggiamento potesse essere interpretato come la volontà di sfruttare i beni pubblici e che qualcuno pensasse che mi sarei fatto una stanza d’ospizio in corso Alfieri – ha commentato l’arazziere – Io credo di essermi sempre comportato bene con i miei concittadini e in modo più che corretto». Per questo motivo, non volendo passare per qualcuno che vive a spese di altri, Scassa ha ritirato l’offerta di donare al Comune parte degli arazzi (17 opere più un tappeto) e di dare in prestito, sempre all’Ente, il resto della collezione.

«Venendomi a mancare i locali di cui ero inquilino, c’era il rischio di chiudere l’arazzeria – ha spiegato raccontando ai giornalisti alcuni momenti della sua attività e di aver rifiutato, nel corso degli anni, diverse offerte sia di vendere gli arazzi sia di trasferirsi a lavorare altrove  – La mia è una collezione unica al mondo, ma vale perché resta unita. Sarei andato a vivere a Palazzo Alfieri perché avrei dato massima disponibilità ad ospitare visitatori, in qualsiasi momento, come ho sempre fatto a Valmanera. Comunque ho annullato tutto. Ho firmato il nuovo contratto d’affitto per restare alla Certosa dove tornerà il laboratorio e dove resterò a vivere». Scassa ha ricordato di aver pagato un servoscala 7.500 euro e di aver trasferito a proprie spese diverso materiale nell’ex biblioteca, oggetti che torneranno a Valmanera.

Il sindaco Brignolo si è detto dispiaciuto per l’esito della vicenda «che avrebbe fatto acquisire ad Asti un patrimonio artistico immenso valorizzandolo nel cuore museale della città».
Per Brignolo sarebbe passato un messaggio sbagliato su tutto il progetto («quasi fossimo noi, come Comune, a fare un favore al maestro Scassa») e non ha potuto nascondere il rammarico di quanto successo in aula durante la discussione della pratica «dove c’è stato un tentativo di intimorire il Consiglio pensando che facessimo chissà quale nefandezza».

Annunci di ricorsi alla Corte dei Conti per presunto danno erariale avevano alzato i toni della discussione tanto che il Movimento 5 Stelle aveva già incaricato l’avvocato Pasta di procedere con un esposto.
Ora nessun ricorso sarà presentato, Scassa resterà al Valmanera, ma per la sua collezione potrebbe esserci un futuro fuori Asti. L’arazziere ha detto di voler trovare comunque una sistemazione definitiva per i suoi lavori e il nome di Alba è venuto fuori, solo come ipotesi, con tutte le implicazioni che questo avrebbe se gli arazzi astigiani finissero nella capitale delle Langhe.

«Prima o poi troverò dove piazzare la mia fondazione – ha aggiunto l’arazziere – spero comunque che sia vicino ad Asti». Nel frattempo il viaggio degli arazzi fino a Palazzo Alfieri non sarà stato inutile. E’ intenzione dell’amministrazione allestire una mostra temporanea con le opere di Scassa, possibilmente a settembre, per mostrare agli astigiani ciò che sarebbe potuto diventare il Museo degli Arazzi se fosse stato allestito come da programma. Una piccola rivincita su chi ha osteggiato il progetto facendolo affondare, verrebbe da pensare, ma né Scassa, né Brignolo, si sono espressi in tal senso lasciando da parte ogni nuova, a questo punto inutile, polemica sul caso.

Riccardo Santagati

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