Il teatro fa bene alla cultura e quindi all'anima ed ora pure all'integrazione. Lo hanno dimostrato a Canelli, dove da oltre un mese è partito un laboratorio teatrale che coinvolge i ragazzi
Il teatro fa bene alla cultura e quindi all'anima ed ora pure all'integrazione. Lo hanno dimostrato a Canelli, dove da oltre un mese è partito un laboratorio teatrale che coinvolge i ragazzi rifugiati o richiedenti asilo seguiti dalla Cooperativa CrescereInsieme Onlus di Acqui Terme. Questi giovani, di un'età compresa tra i 15 e i 30 anni, sono stati inseriti in vari progetti di alfabetizzazione e avviamento professionale ed ora sono stati coinvolti in un vero e proprio corso di teatro tenuto dall'attore astigiano Fabio Fassio del Teatro degli Acerbi.
«Dopo le lezioni di lingua italiana, abbiamo pensato a quale potesse essere lo strumento per favorire l'integrazione di questi ragazzi che stanno imparando la lingua ma che a parte gli educatori della cooperativa mantengono pochi contatti con gli italiani. A quel punto è nata l'idea del corso di teatro come punto di incontro tra ragazzi africani e canellesi» spiega Paola Bottero della CrescereInsieme. La particolarità dell'iniziativa sta nel fatto che il corso è aperto anche agli italiani, i quali si trovano ora ad imparare i segreti della recitazione o dell'improvvisazione accanto ai giovani rifugiati di Gambia, Senegal, Nigeria ed Eritrea. Il corso per loro è ovviamente facoltativo e hanno potuto scegliere di aderirvi in completa autonomia. «Dei nostri rifugiati, sia minorenni che adulti, hanno risposto in otto mentre una decina di canellesi ha aderito con entusiasmo. Ora abbiamo un bel gruppo eterogeneo di bianchi e neri che calcano la scena, in uno scambio culturale prezioso per entrambe le parti» continua la Bottero.
Come spiega invece Fabio Fassio le ultime settimane sono state dedicate alla creazione di un gruppo coeso: «parliamo di un gruppo di persone estremamente eterogeneo, diverso per provenienza, religione e formazione culturale. E' stato necessario proporre degli esercizi per sciogliere il ghiaccio e stimolare i più timidi a parlare, ad esprimersi se non con la parola almeno con il corpo. In questo il teatro è un aiuto eccezionale perché è un ambiente "protetto". Qui non si giudica, l'unico obiettivo è divertirsi interagendo con gli altri». All'interno del laboratorio si è deciso di lavorare su un testo di Aristofane, "Gli Uccelli", una commedia della Grecia antica la cui trama non potrebbe essere più attuale: ossia la brama per il potere ma anche il tema delle migrazioni e della patria lontana.
Argomento che sfortunatamente i giovani profughi conoscono piuttosto bene. Con i loro insegnanti questi ragazzi stanno lavorando al testo per realizzare uno spettacolo tutto loro. Inoltre, se il programma procederà regolarmente, verrà affrontato anche lo studio delle maschere della commedia dell'arte. «L'idea mi stuzzica. Vedremo se sarà possibile attuarla -? commenta Fassio -? Sarebbe interessante recitare con le maschere sul viso, così da nascondere la propria identità ma anche il colore della pelle al pubblico. Così da dimostrare che sotto la maschera siamo tutti uomini. Le lezioni di teatro hanno una cadenza settimanale. Lo spettacolo in preparazione sarà presentato all'Astigiano tra giugno e luglio. Nelle speranze degli organizzatori, l'idea di proporlo in occasione di "Asti Teatro".
Lucia Pignari