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Attualità

Un gregge “fantasma” scoperto a Vinchio dai carabinieri forestali

Cinquanta pecore allevate senza alcuna autorizzazione, senza iscrizioni ai registri e senza identificazione dei capi

Nessuna delle pecore era registrata

Il regime di quarantena non ferma situazioni al limite dell’incredibile, come quella di un intero gregge fantasma. Fantasma, sì, perché nessuno era a conoscenza della sua presenza vicino ad una cascina di Vinchio, nessuna delle pecore aveva il contrassegno identificativo obbligatorio per legge e l’intero allevamento non compariva nei registri obbligatori anch’essi.

La scoperta è stata fatta nei giorni scorsi dai carabinieri della Forestale di Nizza Monferrato insieme ai colleghi di Mombercelli e a personale veterinario dell’Asl di Asti.

Tutto è partito dalla segnalazione di alcuni cittadini   di Vinchio allarmati da un sospetto passaggio di mezzi in una zona solitamente molto isolata e poco frequentata.

Una cinquantina di capi

Quando le pattuglie di carabinieri e i veterinari si sono presentati, si sono trovati di fronte al gregge fantasma. Hanno lavorato a lungo per riunire tutte le pecore, una cinquantina in tutto e visitarle per valutarne lo stato sanitario oltre ad assegnare ad ognuna un codice identificativo. Sempre i veterinari hanno poi effettuato i prelievi di sangue su tutti gli ovini per verificare eventuali malattie. Solo al termine della complessa verifica è stato disposto il sequestro sul posto del gregge fantasma in attesa che l’autorità sanitaria decida il destino del gregge.

Le fialette dei prelievi eseguiti dai veterinari

Multe salate al pastore

Molto salato sarà il conto delle multe che pioveranno sulla testa del pastore che si occupava del gregge, un uomo di 39 anni residente a Montegrosso. Ad aiutarlo anche due lavoranti di origine romena che vivevano nella cascina vicina a dove è stato trovato il gregge che il pastore aveva preso in affitto. Ma il proprietario della casa non sapeva che fosse occupata dai due romeni.

In una nota i carabinieri forestali riferiscono che al momento resta ignota la provenienza dei capi, così come non è ancora chiaro che fine avrebbero fatto se non fossero stati scoperti. Un’ipotesi è che fossero destinati alla macellazione clandestina, al di fuori delle norme sanitarie e veterinarie previste.

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