L’ex palazzo dell’Upim di corso Alfieri sembra avere trovato quella svolta che consentirà una sua completa riqualificazione con molteplici destinazioni d’uso: un ristorante etnico orientale su due piani, una palestra, uffici e alloggi. La vocazione commerciale dell’immobile ha segnato l’intero quartiere fin dal 1965 quando venne aperto l’Upim tra il piano terra e il primo piano; poi nel 1972 venne aggiunto il secondo piano. Fino al 2009 l’Upim, con il supermercato Sma al piano interrato, è stato “il vero grande magazzino” di Asti, l’unico luogo dov’era possibile fare shopping “all’americana”, trovando in anteprima molti oggetti che difficilmente erano reperibili nei piccoli negozi. Poi, con l’apertura di altri supermercati e l’arrivo delle grandi superfici di vendita, l’Upim iniziò a perdere colpi fino all’inevitabile chiusura che incise in maniera pesante sull’intero quartiere, già privato dell’ospedale.
La rinascita dell’immobile
Sono passati oltre 15 anni dalla serrata dell’Upim, ma grazie a un progetto di recupero depositato all’Urbanistica l’edificio (oggi di proprietà della società immobiliare Sice Srl) avrà una nuova primavera. I proponenti, una società che fa capo a investitori astigiani, hanno deciso di acquistare l’immobile dalla Sice Srl avendo molto chiara una nuova visione che trasformerà i 6.000 mq dell’edificio. Per fare questo si sono affidati al ParcStudio di Asti, in particolare, all’architetto Massimo Burroni e all’ingegnere Andrea Ercole. Il palazzo dell’Upim sarà rifatto, avrà grandi vetrate che permetteranno alla luce di entrare, diversamente da come avviene oggi, con un design moderno e polifunzionale capace di adattarsi alle nuova vocazione a servizi, commerciale e residenziale. Il piano -1, ex Sma, sarà adibito ai magazzini del ristorante etnico giapponese che occuperà il primo e il secondo piano. Dai primi rumor sembra che il ristorante, che conterà tra 300 a 400 posti a sedere, appartenga a un brand molto noto già presente a Torino. Al terzo piano ci sarà spazio per attività direzionale-centro servizi, al quarto sorgerà una palestra, al quinto e sesto si costruirà del residenziale con la formazione di unità medio piccole e al piano del sottotetto si andranno a recuperare le superfici per destinazioni residenziali con la costruzione di terrazzi.
La scelta del Pecli
Per arrivare al piano di recupero è stato adottato lo strumento del Pecli che, sebbene allunghi i tempi rispetto ad altre soluzioni, rende l’intervento a vocazione pubblica nel quale chiunque potrà fornire osservazioni al momento della sua pubblicazione. «Il progetto è già passato in commissione, anche se non richiesto, poi ci sarà una deliberazione di Giunta, ma non ci sarà bisogno del passaggio in Consiglio comunale» precisa l’assessore all’Urbanistica Monica Amasio. Intanto la Sice Srl sta già perfezionando l’atto di vendita dal momento che l’intenzione dei proponenti è terminare l’iter amministrativo, quindi ottenere il permesso di costruire, entro giugno così da concludere i lavori entro l’estate del 2026. «Sono molto contenta di questo progetto che significa far ripartire un quartiere della città – commenta l’assessore Amasio – Grazie a questa riqualificazione pensiamo che nuovi investimenti possano arrivare anche per gli altri immobili della zona ancora vuoti».
I professionisti hanno scelto un “mix funzionale”
I professionisti che si stanno occupando del progetto hanno deciso di guardare al “mix funzionale” delle future destinazioni d’uso: «La trasformazione del fabbricato è stata orientata tenendo conto di una serie di valutazioni e considerazioni sulle nuove destinazioni che possano trovare un riscontro sia sotto il profilo ambientale sia sociale, facendo rivivere un comparto in disuso ormai da molti anni e rivitalizzando quella parte di città – spiegano l’architetto Burroni e l’ingegnere Ercole – Il progetto prevede, nel pieno rispetto delle strutture esistenti, il recupero di tutte le superfici mediante un intervento di ristrutturazione edilizia. Gli interventi previsti riguarderanno principalmente il riordino dei collegamenti verticali, il riuso delle scale esistenti e l’inserimento di una nuova scala di collegamento fra il piano interrato, terreno e primo, mentre una scala con accesso dall’esterno servirà i piani rimanenti. Il nuovo progetto della facciata tiene conto degli allineamenti dei serramenti e delle modanature presenti dell’adiacente edificio della Palazzina Comando (ex caserma) e dei pilastri verticali del fabbricato di cui viene lasciata la “memoria” nella composizione del prospetto. Questa scelta progettuale permette, da un lato, di ricreare le scansioni della facciata liberandole dal rigido schema strutturale, dall’altro di ricavare nuove aperture che proiettano le funzioni interne verso l’esterno per mezzo di nuove vetrate di notevole ampiezza ai vari piani».