La dottoressa Maria Luisa Amerio ed io ci sediamo al tavolino della caffetteria, pronte a ordinare il nostro caffè. Per lei un ginseng, mentre per me, il solito caffè macchiato. Quando la tazzina arriva, mi assale un dubbio amletico
La dottoressa Maria Luisa Amerio ed io ci sediamo al tavolino della caffetteria, pronte a ordinare il nostro caffè. Per lei un ginseng, mentre per me, il solito caffè macchiato. Quando la tazzina arriva, mi assale un dubbio amletico dettato dalla soggezione al ruolo dell’interlocutrice. Sarà opportuno mettere lo zucchero? Se sì, un’intera bustina o sarebbe meglio metà? Nel dubbio, opto per la metà. Se non altro per tacitare gli insolenti sensi di colpa che si manifestano quando non è opportuno.
Di lei mi colpiscono subito l’eleganza e la franchezza che il suo tono di voce suggerisce. Quella stessa franchezza la ritrovo quando iniziamo a parlare del suo lavoro. Tecnicamente in pensione, di fatto non molto, perché continua a esercitare la sua attività di medico all’Ospedale di Asti. «Avevo raggiunto i requisiti per andare in pensione e poi c’erano alcune condizioni contingenti che mi andavano un po’ strette, con tutti questi tagli alla sanità…». Parleremo del senso del suo lavoro e dei suoi 41 anni di carriera, ristretti nello spazio di un caffè.
Alessia Conti
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