Massimo Coghe, uno dei fantini più grandi e preparati di sempre nella storia del nostro Palio, arrivò ad Asti ventitreeenne, nel 1987. Il suo feeling con la manifestazione fu folgorante: prima
Massimo Coghe, uno dei fantini più grandi e preparati di sempre nella storia del nostro Palio, arrivò ad Asti ventitreeenne, nel 1987. Il suo feeling con la manifestazione fu folgorante: prima esperienza e subito un trionfo. Massimino, o ad essere pignoli Massimino II per distingurlo da un altro Massimino (Massimo Tamberi, fantino che si mise in luce tra il XIX e il XX secolo) vinse indossando la giubba di San Lazzaro, sulla schiena di una splendida ed elegantissima cavalla, Akebat. Poi per lui vennero altri quattro trionfi ad Asti: nel 1999 e 2001 ancora con i colori di San Lazzaro, nel 2009 in rosazzurro per Santa Maria Nuova e infine, nel 2011, il passo daddio contrassegnato dal trionfo per San Damiano. Coghe ha lasciato unimpronta marcata anche nella carriera senese, vincendo tre volte sotto la Torre del Mangia: luglio 88, Nicchio, su Benito III; luglio 94, Pantera, su Uberto; agosto 99, Chiocciola, su Votta Votta. Era presente ad Asti in occasione dellultimo Palio per seguire da vicino le gesta del figlio Andrea, alla sua seconda esperienza consecutiva con la casacca di Moncalvo. Sesto posto in finale per gli aleramici, dopo una batteria, la terza, letteralmente dominata. Massimino è uno che non si tira indietro nel rispondere e non ha paura a toccare anche gli argomenti più delicati in un momento non propriamente facile per la manifestazione. Gli chiediamo innanzitutto una sua opinione sul Palio 2013…
«Ho visto un Palio bello, combattuto, dove i fantini si sono dimostrati collaborativi con il mossiere, esibendo cresciuta maturità e professionalità. Esempio lampante che i tempi della mossa possono essere sensibilmente accorciati. E questa cresciuta maturità nei fantini lho poi rivista in occasione del memorial Antonio Columbu. Anche lì tutto funzionò a meraviglia e non ci furono lungaggini di sorta».
Secondo te ad Asti ha vinto il più forte?
«Risposta scontata, assolutamente si. Quello di Gingillo non era un cavallo, era un missile. Si poteva gareggiare unicamente per il secondo posto».
Parlami del Palio di Andrea a Moncalvo….
«Andrea è andato bene. In batteria la cavalla è stata eccezionale, è riuscita a partire davanti e una volta in testa si è esaltata. In finale, anche a causa di un inciampone alla mossa, non è riuscita a rifare la corsa davanti. Andrea ha provato a recuperare sul purosangue in testa, ma inevitabilmente la cavalla ha pagato dazio alla distanza, calando nellultimo giro. Ma si corre per vincere… Forse con una gestione diversa della finale la piazza donore poteva essere alla portata, chissà… ».
Laver corso la terza batteria, con tempi di recupero più brevi prima della finale, può essere stato un fattore che ne ha parzialmente limitato la prestazione?
«Certo che si, correre la prima batteria consente un recupero migliore e più lungo. Non scordiamoci inoltre che la cavalla non è più giovanissima».
Domanda scontata e inevitabile, alla quale puoi anche non rispondermi. Come giudichi il comportamento di Bartoletti alla mossa e ciò che è accaduto in seguito?
«Aspettavo che tu me lo chiedessi e non mi tiro certo indietro. Vado contro corrente. Certo, Bartoletti ha sbagliato, ma ciò che poi è accaduto può essere definito con una parola soltanto: fatalità. Diverse volte sono stato severo con Jonatan, lho criticato in alcune circostanze, ma stavolta non lo condanno per lepisodio».
E stato squalificato per dieci anni….
«Sanzione ingiusta. Mi sa tanto di decisione per tappare la bocca a qualcuno che non ha perso occasione per alzare i toni e scatenare la polemica. Io a cavallo ci ho passato una vita. Ne ho viste di tutti i colori. Ebbene ti chiedo: pensi ci sia qualcuno, anche di grande esperienza nel mondo delle corse, in grado di attribuire tutta al Bartoletti una responsabilità del genere? Io, Massimo Coghe, no di certo. Lui è il primo aver perso in questa circostanza, ci ha lasciato un cavallo: becco e bastonato quindi. Qualche giorno fa seguivo in televisione una manifestazione ippica in cui il cavallo si trovava ad affrontare delle barriere sul percorso. Ebbene, è successo un episodio simile nella dinamica a quello di Bartoletti. Lanimale ha sbattuto contro lostacolo e si è letteralmente capottato, mettendo la testa in terra. Sai che è accaduto? Si è rialzato, si è sgrullato e non ha avuto conseguenze. Ecco perchè ti dicevo che si tratta di una fatalità quanto è accaduto ad Asti».
Capitolo frustino, da te più volte affrontato…
«Già lanno passato lo dissi. Luso del frustino va limitato in corsa, contando i colpi affibbiati al cavallo dal fantino, e proibito tra i canapi. Il purosangue va preparato ed educato a stare al canapo. In corsa un cavallo quando viene frustato cinque o sei volte diventa insensibile nella parte colpita dal nerbo. Non sente più male, non riceve più stimolo. Insomma, frustarlo non ha più alcun senso. Io da sempre mi batto per il benessere degli animali. Sono sempre stato e sempre sarò contro i maltrattamenti. Me ne sono fatta una ragione di vita. Meno botte e più preparazione. Questa è la cura giusta, questa è la strada da percorrere».
Massimo non si smentisce. Mai. Peli sulla lingua? Manco a parlarne… Forse è per questo che tanti lo apprezzano, per la sua onestà e la sua forza nellesposizione. Magari anche rischiando di andare contro corrente. Però i pareri e i consigli di Massimino vanno tenuti in considerazione. Sempre!
Massimo Elia