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Attualità

Una raccomandata dalla Provincia
rischia di far chiudere l'arazzeria Scassa

E' stata una busta consegnata sotto Natale a dare la cattiva notizia al titolare della storica arazzeria di Valmanera: la Provincia ha intenzione di recedere dal protocollo d'intesa che prevede il pagamento dell'affitto a carico dell'ente retto dal commissario Alberto Ardia. «Una spesa che non posso permettermi», dice Ugo Scassa. Il tutto nonostante l'ennesimo riconoscimento che porterà l'arazzeria a Parigi…

«Non è stato certo un bel regalo di Natale». Così Ugo Scassa, titolare dell’omonima arazzeria di Valmanera, commenta la raccomandata che, proprio la vigilia di Natale, gli è stata inviata dalla Provincia di Asti in cui si affermano sostanzialmente tre cose: il recesso dal contratto di sublocazione dei locali in cui ha sede l’arazzeria, indicando come data di scadenza il prossimo 30 giugno; il recesso dal protocollo d’intesa stipulato nel 2002 tra lo stesso Scassa e la Provincia in merito alla conduzione del Museo dell’Arazzeria (avrebbe dovuto avere valore per un ventennio); ed infine il recesso dal contratto per cui i 37 arazzi del museo, i telai su cui vengono tessuti e tutto il resto del materiale, pur rimanendo di proprietà di Scassa, erano concessi in comodato alla Provincia.

«Tutto questo – dice Scassa – significa che se entro il 30 giugno non subentreranno fatti nuovi, in pratica qualcuno che si sobbarchi le spese, l’arazzeria è destinata non solo a traslocare, ma a morire. Io non posso certo accollarmi le spese di affitto, circa 35.000 euro l’anno, che raddoppiano se ci aggiungiamo la luce, l’assicurazione e altri oneri. Già fino ad ora, nonostante gli accordi, le pulizie e la manutenzione sono state sempre a mio carico».
L’amarezza di Ugo Scassa è pienamente giustificata: ad Asti dal 1957 (la prima sede fu in via Boito), l’Arazzeria Scassa è alla Certosa di Valmanera dal 1965. Fino al 2000 era un’impresa totalmente privata, poi nel 2002 venne firmato con la Provincia il protocollo di intesa che ha portato nel 2010 all’apertura del museo. «I rapporti con la Provincia – prosegue Scassa – sono sempre stati sempre piuttosto lenti, ma ora si sono interrotti. Sono in attesa di comunicazioni, che non arrivano. Il Commissario Governativo che regge la Provincia è sempre impegnato e non riesco a parlargli».

Strano destino per una delle eccellenze astigiane: l’Arazzeria Scassa è non solo la prima in Italia e probabilmente in Europa, ma tra le primissime al mondo. Ai molti riconoscimenti se ne aggiunge ora uno nuovo, una prestigiosa presenza alla mostra in omaggio a Giuseppe Capogrossi (con un arazzo dal titolo “Astratto 1964”) che si aprirà a fine febbraio a Parigi, alla Galleria Tornabuoni Art di Avenue Matignon, in collaborazione con la Fondazione Peggy Guggenheim di Venezia. Vi sarà anche una mostra ad Asti, distribuita tra Palazzo Ottolenghi, Palazzo Mazzetti e Palazzo Alfieri, in cui le tre eccellenze astigiane saranno Paolo Conte, Eugenio Guglielminetti ed appunto l’arazzeria di Valmanera.

«Per evitare la chiusura – conclude Scassa – occorre come prima cosa una proroga da parte della Provincia di almeno sei mesi; poi trovare degli sponsor, la CRA, la Regione, delle industrie. Non posso pensare al trasferimento, l’Arazzeria è nata qui e qui deve morire».

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