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Attualità

Un'associazione per Maria Tartaglino
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Si sono riuniti negli spazi dell’albergo “Antica dogana” di Quarto gli aderenti all’associazione “Amici di Maria Tartaglino”, che si propone di far riscoprire la figura della mistica

Si sono riuniti negli spazi dell’albergo “Antica dogana” di Quarto gli aderenti all’associazione “Amici di Maria Tartaglino”, che si propone di far riscoprire la figura della mistica astigiana vissuta fra il 1887 e il 1944. Il dottor Bruno Draccone, presidente dell’associazione, ha presentato la figura e l’opera di una donna vissuta nella fede più ardente, che la portò al centro di episodi eclatanti e le fece patire gli atroci dolori derivanti dalle stigmate. Presenti a Quarto anche due discendenti della mistica, Paola e Mauro Tartaglino, oltre al sacerdote Alberto Chilovi, della Congregazione degli Oblati di San Giuseppe, che la conobbe di persona e che da tempo si è impegnato nel farne riconoscere il valore. «La figura di Maria Tartaglino – ha detto Draccone – è stata danneggiata da molti, anche religiosi, che non hanno voluto riconoscere il verdetto del tribunale ecclesiastico convocato a suo tempo dal vescovo di Asti monsignor Umberto Rossi.  Padre Chilovi conserva le lettere di Maria Tartaglino ed è custode della sua memoria, che già è stata raccolta in una biografia scritta da padre Angelo Rainero».

Rimasta orfana ed allevata da Teresa Valsania, un’amica della madre, Maria Tartaglino manifestò ben presto una fortissima propensione alla spiritualità. L’11 agosto 1933 avvenne un fatto (ripetutosi il 27-9-1933) che portò Maria Tartaglino all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale: il crocefisso davanti al quale la mistica si prostrava per lunghe ore cominciò a sanguinare. Il sangue fu analizzato da medici dell’Università di Torino e riconosciuto come umano. L’episodio ebbe 17 testimoni, fra sacerdoti e laici, per cui il Superiore degli Oblati, Padre Martini, convocò il tribunale ecclesiastico: altrettanto fece mons. Rossi, che ordinò poi di trasportare il crocefisso nella chiesa di San Giuseppe.

La notorietà spaventò Maria, ma non piacque neppure al Sant’Uffizio, che tolse il crocefisso dalla chiesa e lo portò a Roma, mentre i Giuseppini scelsero il silenzio sull’accaduto. Il vescovo di Asti incaricò suor Elisa Piacentino di restare sempre accanto a Maria per verificarne le stigmate, che la obbligavano a portare sempre dei mezzi guanti e che la accomunarono a Padre Pio, il quale sempre ebbe per lei grandi dichiarazioni di stima. Dalla prossima settimana sarà disponibile in rete un sito che parlerà di lei.

Renato Romagnoli

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