È una presa di posizione molto dura, contro il sindaco Rasero e l’assessore ai servizi sociali Cotto, quella del gruppo consiliare Uniti si può. I consiglieri Michele Anselmo e Mauro Bosia lanciano un affondo partendo da una constatazione: «Asti non è una città per bambini e giovani».
Ma perché? Tutto nasce dalla recente candidatura di Asti a “Capitale europea del volontariato” promossa dall’amministrazione Rasero. «Iniziativa lodevole – commentano Anselmo e Bosia – ancorché di facciata. Cotto, anziché lavorare prevalentemente sull’immagine, la sua e quella del sindaco, dovrebbe impegnarsi a potenziare e rendere ben fruibili i servizi per i quali è delegata». Da qui al dossier del Recovery Plan il passo è breve e il gruppo di Uniti si può critica l’amministrazione per non aver inserito, tra i desiderata, «nessuna scheda rivolta al potenziamento degli asili nido di Asti e, di conseguenza, al contrasto della “denatalità”, mentre minime e ridicole sono le schede per i giovani».
«Eppure – continuano i consiglieri – sindaco, assessore e il centrodestra si riempiono la bocca di “sostegno alle famiglie” e, taluni, blaterano a sproposito: “prima gli italiani”». Uniti si può, riconoscendo che le famiglie sono state il fulcro che ha sorretto il Paese nella crisi economica del 2008 e, ancora di più, nell’attuale crisi sanitaria da Covid-19, si chiedono quanti soldi arriveranno ad Asti per gli asili nido e le scuole d’infanzia tenuto conto che il Recovery Plan stanzia 4,6 miliardi ad hoc.
«Presumiamo – continuano Anselmo e Bosia – che ad Asti non arriverà neanche un centesimo. Così come dei 230mila nuovi posti destinati ai bambini più piccoli, come dichiarato da Draghi, ad Asti non ne avremo neanche mezzo. Siamo sicuri che sindaco e assessore, presi in castagna, diranno che a questa loro palese mancanza provvederà la Regione, la Provincia, l’Europa e, forse, lo Spirito Santo».