Si avvicina la data delle elezioni amministrative e di conseguenza anche la conclusione dell’esperienza di Paolo Lanfranco come sindaco di Valfenera. Una lunga esperienza durata per tre mandati consecutivi che rappresentano un percorso consistente non solo per l’amministratore pubblico ma anche per la persona.
Dopo 15 anni alla guida di Valfenera è tempo di bilanci?
No, non ho fatto un vero e proprio bilancio, se non in modo disordinato, mettendo in fila esperienze e progetti che si sono susseguiti. C’è ancora molto da fare in questi ultimi due mesi. Per me è la chiusura di un percorso amministrativo impegnativo ma che mi ha portato un arricchimento soprattutto per quanto riguarda l’aspetto delle relazioni umane. In questi 15 anni sono stato affiancato dallo stesso vicesindaco, Sergio Arisio, e dallo stesso assessore, Pietro Trinchero (che ringrazio per la sua costante presenza e impegno nella gestione pratica dell’azione amministrativa). Una squadra che non era scontato rimanesse unita per tutti i mandati e con la quale abbiamo condiviso soprattutto una visione comune di sviluppo per il paese. Anche i consiglieri, pur se non sempre gli stessi, hanno partecipato ai nostri progetti e si sono sentiti coinvolti in questa sinergia e unità di intenti.
Se torna al suo primo mandato, che cosa pensa di aver cambiato nella vita dei suoi concittadini?
Siamo partiti da un momento di frattura nel paese, una difficoltà oggettiva di spaccatura che aveva portato al commissariamento prefettizio dell’amministrazione. Aver smussato quei lati di frizione è stato un grande successo. Sono soddisfatto della Valfenera che lascio. Abbiamo lavorato insieme ai cittadini, portandoli a condividere progetti e realizzazioni e a guardare nella stessa direzione.
Dovendo descrivere quali sono stati i punti caratterizzanti della sua azione amministrativa, da cosa partirebbe?
Dall’aggregazione. Ogni mandato è stato caratterizzato dalla creazione di una nuova piazza: quella del “Giardinetto”, poi quella del Marchesato di Saluzzo e ora quella tra via San Lorenzo e via Europa. Non si tratta solo di delimitare degli spazi fisici, ma soprattutto di creare spazi sociali che abbiamo ricavato con la collaborazione dei cittadini che si sono prestati a cessioni bonarie e che ci hanno permesso di dare una razionalizzazione alla viabilità, sottraendo aree ad uno sviluppo urbanistico disordinato e nello stesso tempo ci hanno dato la possibilità di creare luoghi di incontro. Abbiamo investito molto anche per portare servizi come la casa di riposo, i servizi sanitari, prossimamente l’asilo nido e, speriamo, la nuova scuola già progettata, per far percepire ai valfeneresi le potenzialità di sviluppo del paese.
In 15 anni sono tanti i progetti portati avanti.
Abbiamo lavorato sull’ambiente, pensato a servizi che avessero valore per la cittadinanza, quelli che se mancano fanno decidere ad una famiglia di spostarsi altrove. Abbiamo razionalizzato gli uffici amministrativi, riordinato le banche dati. All’inizio del mio mandato non avevamo neppure il sito internet o l’albo pretorio on line. Questo “tenere in ordine” ci ha permesso di non aumentare le tasse. L’Irpef è ora più bassa rispetto a 15 anni fa. Per noi i servizi sono stati la priorità e li abbiamo pensati in modo aperto, perché siano accessibili. L’aver portato i servizi sanitari nella casa di riposo Zabert e quella di fare l’asilo nido vicino alla residenza dei “nonni”, rientra nella nostra visione di non avere compartimenti stagni. Che i bambini giochino accanto agli anziani porterà giovamento agli uni e agli altri.
Come sono stati i rapporti con i suoi colleghi?
Posso dire che siamo stati partecipi di una rivoluzione nei rapporti istituzionali. Oggi non penso che nessuno dei sindaci del nostro territorio pensi di poter amministrare isolandosi. Abbiamo messo in campo sinergie e collaborazioni che 15 anni fa erano impensabili. Il creare una rete è fondamentale per cogliere opportunità e sfruttare le risorse messe a disposizione dalle istituzioni centrali, soprattutto per i piccoli comuni. Devo molta gratitudine a chi ha collaborato con me, soprattutto agli uffici che ho sicuramente stressato e ai cittadini che ci hanno seguito nel raggiungere tanti obiettivi.
Ci sono ancora dossier aperti sul suo tavolo?
Come dicevo, c’è ancora tanto lavoro da fare. La scuola, che abbiamo progettato, ma siamo stati esclusi dal finanziamento regionale, pur avendo ottenuto il secondo posto, perché il bando richiedeva l’abbattimento dell’edificio esistente. Come amministratore non posso avallare questa soluzione. Dovremmo attendere ulteriori opportunità. In questo momento abbiamo in corso l’acquisizione da un privato di un’area boschiva adiacente il parco La Rocca che ci permetterà di valorizzarlo ulteriormente creando un’area di attrazione ambientale non solo per i cittadini ma anche per chi viene da fuori. Le tre sorgenti presenti in questo bosco potrebbero essere funzionali anche alla richiesta che sta arrivando dai valfeneresi per la creazione di orti sociali, un’esigenza che si fa pressante in questo periodo in cui costi energetici e siccità stanno facendo lievitare i prezzi e mettendo in difficoltà i bilanci familiari. Sono scommesse per il futuro che vanno di pari passo con il fornire servizi ai cittadini. Un’amministrazione come la nostra può fornire servizi più velocemente di quanto avvenga in una città, con il vantaggio di una maggiore vivibilità. Sarà fondamentale migliorare la rete dei trasporti, il solo punto debole del rilancio delle aree del nostro territorio.
Ha già pensato a cosa farà dopo il 12 giugno?
Non mi sono costruito un futuro personale, se è questo che intende. Ho sempre interpretato il mio incarico nella pubblica amministrazione come un impegno morale verso la comunità e soprattutto verso l’istituzione. Non avrei mai pensato di arrivare alla presidenza della Provincia, ma non ho lavorato in questi anni con l’obiettivo di ottenere incarichi, una cosa che ritengo molto pericolosa per chi è al servizio dei cittadini. Ho voluto tenere la schiena dritta e mettere la dignità dell’istituzione davanti a tutto, un po’ come se avessi svolto un servizio civile prolungato. Dedicherò certo più tempo alla mia famiglia, ma nel frattempo non voglio essere una figura ingombrante, come un ex sindaco di lungo corso può essere, per chi verrà dopo di me.