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Foà pietre d'inciampo
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Giorno della memoria

«Venti pietre d’inciampo per un itinerario che induce a riflettere» [photogallery]

Lo ha detto il sindaco Maurizio Rasero in occasione dei tre momenti commemorativi che si sono svolti oggi di fronte alle abitazioni di vittime dell’Olocausto

«Un piccolissimo risarcimento nei confronti di vite spezzate ingiustamente. Spero che riposino in pace».
Sono le parole di Piero Luzzati, arrivato da Roma, insieme alle sorelle Estella e Franca e ad altri famigliari, per partecipare oggi (lunedì) alla posa delle pietre d’inciampo dedicate a tre parenti stretti deportati nel campo di concentramento di Auschwitz, da cui non fecero ritorno. Ovvero gli zii Estella Luzzati e Italo Foà, insieme al cugino Guido di 8 anni. Pietre collocate davanti all’ultima abitazione in cui avevano vissuto, in corso Alfieri 336 ad Asti.
In occasione del Giorno della Memoria a ricordo delle vittime dell’Olocausto, infatti, l’Amministrazione comunale ha posato 20 pietre d’inciampo, piccoli blocchi di pietra quadrati con una targa d’ottone in superficie che riporta il nome della persona deportata, davanti all’ultima abitazione. Lo scopo è determinare un “inciampo” a livello astratto, cioè catturare l’attenzione del passante per indurlo a riflettere sulla tragedia della Shoah.

I tre momenti della giornata

La giornata è stata scandita dalla posa di dieci pietre in tre luoghi e momenti diversi, alla presenza di autorità e studenti, in rappresentanza di tutte le vittime cui sono state dedicate.
«Ideate dall’artista tedesco Gunter Demnig – ha spiegato il sindaco Maurizio Rasero – riportano il nome e i dati della persona deportata. La prima pietra è stata posata nel 1995 a Colonia, mentre in Italia ha cominciato Roma nel 2010. Dopodiché l’iniziativa si è diffusa, tanto che ad oggi sono presenti oltre 100mila pietre in 2mila città d’Europa. Numeri che devono far pensare, dato che sono ancora molto bassi rispetto ai 10 milioni di morti, di cui 6 milioni di ebrei, dovuti ai campi di concentramento. Ora noi ne collochiamo venti con questa iniziativa che ha coinvolto l’Israt, impegnato in un accurato lavoro di ricerca, e l’Amministrazione comunale. In questa iniziativa c’è la città con tutte le sue forze politiche: al centro un nuovo percorso civico e di crescita sociale e culturale, costituito dall’itinerario che collega le varie pietre d’inciampo. Un itinerario che induce a riflettere, contrastando l’indifferenza».

Il ricordo dei deportati

A raccontare la storia della famiglia Foà la direttrice Israt Nicoletta Fasano. «Italo Foà – ha spiegato – era stato deportato per primo, seguito dalla moglie insieme a Guido, 8 anni, il più piccolo deportato astigiano, che ha raggiunto il campo di concentramento a bordo dello stesso convoglio di Primo Levi».
Su quel treno erano state fatte salire anche Marianna e Benvenuta Jona, due anziane sorelle astigiane ebree di quasi 70 anni. «Entrambe nubili – ha precisato Nicoletta Fasano – erano le portinaie del condominio in cui vivevano ed erano sarte e ricamatrici esperte. Furono arrestate il 1° dicembre 1943 e poi deportate ad Auschwitz. Benvenuta morì già durante il viaggio in treno».
Le due pietre d’inciampo in loro ricordo sono state collocate davanti all’ingresso del cortile dello stabile, in via Aliberti 25.
La terza posa, in via D’Azeglio 1, ha poi riguardato cinque pietre. Tre alla memoria di Olga e Leopoldo Jona, oltre che della figlia Enrica che, sopravvissuta ad Auschwitz, per anni è stata testimone con la sorella Elda del dramma degli ebrei astigiani. Due in omaggio a Lisa Dresner e Teodoro Rozaj, ebrei croati internati ad Asti dal 1942, entrambi sopravvissuti alle deportazioni.
Presenti a questa cerimonia, tra gli altri, il Prefetto Claudio Ventrice, il presidente dell’Associazione Italia Israele Luigi Florio, rappresentanti del Comitato Palio San Silvestro e dell’associazione Ana.

Le altre pietre collocate

Le altre pietre sono state collocate nei seguenti luoghi: via Giobert 66 (in ricordo di Alice e Giorgina De Benedetti); piazza Martiri della Liberazione, lato via De Gasperi (Rosina Emilia Segre); via Orfanotrofio 4 (Ester Elvira Levi); via Monsignor Rossi 3 (Rosetta Levi); corso Alfieri 345 (Sara Ester Levi); via Roero 60 (Annita Levi); via Nazario Sauro 9 (Regina Ghiron e Ada Osimo), via Ottolenghi 6 (Prima Colombo).

L’itinerario con le schede complete

Ecco l’itinerario che collega le venti pietre d’inciampo con le schede complete dei deportati redatte dall’Israt.

Via Giobert 66
Qui erano ricoverate per malattia, presso le Suore Stefanine, ALICE DE BENEDETTI, di 63 anni e GIORGINA DE BENEDETTI, di 55 anni. Entrambe partono per Auschwitz il 26 giugno 1944.

Piazza Martiri della Liberazione, lato via Alcide De Gasperi
Qui abitava ROSINA EMILIA SEGRE, di 68 anni. La sua famiglia viene segnata tragicamente dalla Shoah: saranno deportati ad Auschwitz anche i due figli, Luigi e Remo, avvocati e notai a Torino, la nuora Ilke Vitale e i due nipotini Raimondo e Ruggero, di sette e dodici anni.

Via Massimo D’Azeglio 1

Qui abitavano OLGA E LEOPOLDO JONA, di 61 e di 66 anni, con i loro figli Elda, Donato, Lino, Laura ed ENRICA, che riesce a tornare dal campo di sterminio. Sarà lei, con la sorella Elda, a testimoniare per anni il dramma vissuto dagli ebrei astigiani.
Qui abitavano anche LISA DRESNER E TEODORO ROZAJ, ebrei croati di 26 e 33 anni, internati ad Asti dal giugno del 1942. Entrambi sopravvissuti
alla deportazione, i loro destini si separano nel 1946: Lisa riesce a raggiungere Israele e a formare una nuova famiglia mantenendo un solido legame di amicizia con Enrica Jona, mentre Teodoro, dopo aver trascorso alcuni mesi ad Asti, parte per l’Uruguay.

Via Orfanotrofio 4

Qui abitava ESTER ELVIRA LEVI, di 66 anni, vedova di Elia Segre, commerciante di tessuti.
Non sopravvive al campo di sterminio nemmeno suo fratello Federico, di un anno più vecchio, arrestato a Casale Monferrato

Via Monsignor Rossi 3

Qui abitava ROSETTA LEVI, di 65 anni. Era nata a Torino ma risiedeva ad Asti. Viene arrestata due volte: nel dicembre 1943, quando è rilasciata perché ammalata, e poi il 19 maggio 1944.

Corso Alfieri 345, nei pressi dei Giardini Alganon
Qui abitava SARA ESTER LEVI, di 73 anni, nubile. E’ arrestata due volte: nel dicembre 1943, quando viene rilasciata perché anziana, e successivamente, quando viene detenuta, insieme ad altri ebrei astigiani, presso l’orfanotrofio della Consolata. Parte per Auschwitz il 26 giugno
1944.

Corso Alfieri 336
Presso la casa di Camillo Luzzati erano sfollati da Torino, dov’erano andati ad abitare dopo il matrimonio, la figlia ESTELLA, 35 anni, con il marito ITALO FOA’, 37 anni, ed il nipote GUIDO di 8 anni, il più piccolo deportato astigiano.

Via Roero 60

Qui abitava ANNITA LEVI, 57 anni, vedova e sola, è stata arrestata nel gennaio 1944. Portata nel carcere San Vittore di Milano, arriva ad
Auschwitz il 6 febbraio.

Via Nazario Sauro 9

Qui abitavano REGINA GHIRON, 89 anni, e la nuora ADA OSIMO, 52 anni. La loro famiglia
viene distrutta dalla Shoah: muoiono ad Auschwitz anche la sorella di Regina, Dolce, il genero, i nipoti e i due pronipoti, di nove e
dodici anni, arrestati a Torino.

Via Aliberti 19 (dalla strada prendere come riferimento il num. 25)

Qui, nel cortile interno, abitavano le sorelle JONA, MARIANNA BONA ESMERALDA e BENVENUTA REGINA di quasi settant’anni.
Nubili, facevano le portinaie dello stabile ed erano bravissime sarte e ricamatrici.

Via Ottolenghi 6

Qui abitava PRIMA COLOMBO, 71 anni, nubile. Con lei vengono deportati anche il fratello Alberto con la moglie Estella Foà ed il figlio trentunenne Amerigo. Nessuno di loro sopravviverà ad Auschwitz.

 

 

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