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Artan Sadikaj e Hassan Nourdine
Attualità
Interviste

Verso il referendum dell’8 e 9 giugno, due storie di cittadinanza e di integrazione nate ad Asti

Artan Sadikaj, giunto dall’Albania nel 1991, quando aveva 17 anni, e Hassan Nourdine, arrivato nel 1995, quando aveva 7 anni, raccontano il loro percorso per ottenere la cittadinanza e invitano gli elettori a votare Sì al referendum

Artan Sadikaj è stato tra i primi immigrati dall’Albania arrivato ad Asti, con buona parte della famiglia, nel 1991 quando aveva 17 anni. Oggi ha 52 anni, è titolare di un’impresa edile, è stato tra i fondatori dell’associazione Assoalbania, da alcuni si dedica anche alla musica, in particolare al violino, ma ha ottenuto la cittadinanza 4 anni fa. L’8 e il 9 giugno Sadikaj voterà sì per dimezzare i tempi necessari a concedere la cittadinanza ai nuovi immigrati regolari.

Qual è stato il suo percorso per ottenere la cittadinanza italiana tenuto conto che è arrivato giovanissimo, ma la cittadinanza l’ha ottenuta pochi anni fa, poco dopo l’inizio della pandemia?

Sono arrivato ad Asti che avevo 17 anni, insieme a mio papà, mio zio, mia zia e mia cugina. Diciamo che ho preso con calma la cittadinanza perché prima mi sono sposato, poi divorziato e mi sono dedicato al lavoro e ai figli. Da quando presentai la domanda sono passati come minimo dieci anni, ma aggiugiamoci altri tre anni prima che terminasse l’iter amministrativo.

Per lei che valore ha la cittadinanza italiana? Ha mantenuto anche quella albanese?

La cittadinanza italiana per me ha significato un senso di libertà importante. Continuo a essere cittadino albanese, ma il passaporto italiano mi dà grandi tutele, mi permette di essere davvero libero e di non dover rinnovare i permessi di soggiorno ogni due anni, con le difficoltà del caso, compresa la burocrazia che comunque non è così banale.

Diventare cittadino italiano ha cambiato il suo lavoro? Le ha dato più opportunità?

Ho un’impresa edile, ma confesso che ad Asti non ho mai avuto alcun problema sul lavoro né sono stato vittima di razzismo o altre discriminazioni. Poi, dipende sempre da chi incontri perché quando hai a che fare con qualcuno con poca cultura, quando ti discriminano perché sei straniero, è soprattutto una questione di ignoranza. Ma ripeto, mai avuto problemi ad Asti.

Lei voterà sì al referendum: cinque anni bastano per diventare cittadini italiani?

Cinque anni sì, l’unico aspetto che cambierei è il fatto di dover sapere la lingua italiana con una certificazione B1. Mi spiego meglio: se arrivi ragazzo e vai a scuola, impari la lingua con estrema rapidità, io ad esempio ho iniziato a parlare l’italiano dopo tre mesi dal mio arrivo. Se invece hai già una certa età, dai 50 in su, può essere difficile apprendere la lingua in cinque anni. In ogni caso sono convinto che un bambino nato in Italia da due genitori stranieri che vivono in questo Paese da 20 anni debba essere italiano per nascita. Ci sono ragazzi che sono nati in Italia, frequentano le scuole italiane, parlano l’italiano e rispettano le leggi italiane: spiace che per essere considerati tali debbano fare un lungo iter burocratico.

Oggi lei si sente più cittadino italiano o albanese?

Sono molto fiero di essere cittadino italiano anche se le mie origini sono albanesi e mai rinuncerò alla mia storia e al mio sangue. Ma ho tre figli e anche loro hanno la cittadinanza italiana.

 

Hassan Nourdine è cittadino italiano, originario del Marocco, giunto in Italia nell’estate del 1995 quando aveva 7 anni. Oggi ne ha 37, lavora in fabbrica, è sposato, padre di due bambini, ma è anche un ex campione italiano di pugilato (2021) nella categoria dei pesi super piuma. Esperienza, nel mondo dello sport, che continua da allenatore nella palestra Skull Boxe di via del Bosco.

Qual è stato il suo percorso per ottenere la cittadinanza italiana?

Sono arrivato dal Marocco che ero bambino, quindi avrei potuto ottenerla con la domanda fatta da mio padre e che comprendeva anche me. Però, nell’attesa, sono diventato maggiorenne e non rientravo più nei parametri previsti dalla domanda familiare. Ho fatto una mia richiesta dopo i dieci anni di attesa canonici, aspettando ulteriori tre anni per certificare di avere un lavoro continuativo. A questi si sono aggiunti altri due o tre anni per la chiusura dell’iter burocratico. In totale circa 16 anni.

Per lei, che è stato protagonista di una vittoria sportiva con un doppio significato (l’avversario si presentò sul ring mostrando tatuaggi neonazisti ndr), cosa significa essere in possesso della cittadinanza italiana?

Innanzitutto rappresenta l’inclusione sociale che ho sempre voluto fin da quando frequentavo le scuole. Ma comporta un vantaggio pratico per la documentazione e i viaggi: un cittadino italiano può viaggiare in Europa solo con la carta d’identità, senza doversi preoccupare costantemente della scadenza del passaporto o del permesso di soggiorno.

Ha mantenuto la cittadinanza d’origine?

Sì perché chi è nato in Marocco, e io sono berbero, mantiene la cittadinanza marocchina anche se ne acquisisce un’altra.

Qual è il suo legame con la sua terra d’origine?

Sono felice di mantenere un legame con il Marocco dove ci sono le mie origini e i parenti, ma la mia casa e quella della mia famiglia è ad Asti. Qui sono cresciuto, ho gli amici, tra cui la maggior parte sono italiani, e qui sono nati i miei figli.

Ha mai subito episodi di discriminazione?

No, non sono stato vittima di razzismo, segregazione o bullismo nel senso più duro. Ho ricevuto qualche battuta, tra ragazzini, ma che considero legata all’inconsapevolezza dei bambini. Comunque ho sempre risposto a tono.

Anche sua moglie e i suoi figli sono già cittadini italiani?

Sì, siamo tutti italiani. Mia moglie, anche se aveva i requisiti per chiedere la cittadinanza in forma autonoma, l’ha chiesta per il matrimonio, accorciando i tempi di attesa.

Se dovesse lanciare un appello agli astigiani per chiedere loro di votare Sì, quale sarebbe?

Votare Sì significa contribuire all’inclusione sociale degli extracomunitari. Non è un regalo incondizionato: per ottenere la cittadinanza e per mantenerla, è necessario rispettare determinate regole e leggi. La cittadinanza può essere revocata se non si mantiene un comportamento adeguato. Inoltre, non viene concessa a chi non ha il permesso di soggiorno, non supera il test di italiano o chi ha commesso dei crimini. Ma per chi lavora, ha famiglia e paga i contributi, la cittadinanza è un grande aiuto e un obiettivo davvero importante.

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