Soddisfazione e rinnovati impegni dalla 50ma Fiera del Cappone di Vesime meglio conosciuta come “E’l Fere ‘d Vésme”, celebrata il 10 e 11 dicembre tra storia, folklore e promozione di un’antica tradizione, che fonda le sue radici ai primi del ‘600. Del cappone se ne parlava già nei primi secoli della chiesa (la Lex Faunia del 162 d.C. vietava l’ingrasso del pollame per risparmiare grano e cereali introducendo, di fatto, la pratica del capponaggio).
Più tardi, a inizio Ottocento, anche Alessandro Manzoni, ne I Promessi Sposi, poneva quattro capponi in mano a Renzo Tramaglino per farne dono all’avvocato Azzeccagarbugli. In Piemonte, le testimonianze sul metodo di allevamento e di produzione del cappone sono, per lo più, orali e le metodiche sono sempre state tramandate di padre in figlio.
“Per avere riscontro di quanto, nei secoli passati, fosse diffusa e pregiata la vendita dei capponi da consumo – ha spiegato il Dirigente Veterinario Asl AT Fausto Solito durante il Convegno del 10 dicembre, – è sufficiente vedere le gabelle sui prodotti venduti nei grandi mercati piemontesi. Ne è un esempio la lettera della Camera Ducale del 1627 che stabilisce le tasse sui prodotti commercializzati sul mercato di Torino ove vengono citati – capponi vecchi e capponi novelli -. Numerose, poi, le ricette di cucina sui ricettari Sette-Ottocenteschi”.
Apprezzati, tra verità scientifiche e leggenda, anche i benefici del brodo di cappone – portentoso per contrastare i sintomi influenzali e sciogliere i muchi, nonché utile durante l’allattamento …”.
Poche ed essenziali, infine, le raccomandazioni per la preparazione del cappone: – conservare la carne di cappone nei ripiani più alti del frigorifero (4°/5°); lavare accuratamente mani (almeno per 20 secondi con sapone) e tagliere dopo aver sezionato il cappone crudo; non lavare la carne prima della cottura per evitare eventuali contaminazioni di salmonella”.
Venendo alla One Health, Massimo Pasciuta (Presidente dell’Ordine Provinciale dei Veterinari di Asti) ha così spiegato come, secondo una visione olistica, la salute umana, quella animale e, ultima ma non ultima, quella dell’ecosistema siano indissolubilmente interconnesse.
La One Health, ovvero il modello sanitario basato sull’integrazione di discipline diverse, è ufficialmente riconosciuta dal Ministero della Salute italiano, dalla Commissione Europea e da tutte le organizzazioni internazionali, come strategia rilevante in tutti i settori che beneficiano della collaborazione tra diverse discipline, quali: medici, veterinari, ambientalisti, economisti, sociologi, ecc. In particolare, il lavoro del veterinario non è solamente e strettamente legato alla cura della salute animale ma, più precisamente, tende a salvaguardare la salute umana e, per poterlo fare al meglio, interagisce a 360° in tutte le fasi che riguardano l’animale, dall’alimentazione alle condizioni igienico-sanitarie, prevenendo e curando patologie nonché prevenendo e/o scoprendo eventuali zoonosi.
Rispetto al consumo di carne, ancora una volta, è stato ricordato quanto alimentazione, salute e ambiente siano strettamente collegate. Il consiglio, è così tornato ad essere: – consumo limitato ma scelto. Insomma, sì alla carne, purché di alta qualità e a km zero come quella garantita dai Mercati Contadini di Campagna Amica.
Campagna Amica, ancora una volta e sempre più, conferma la sua mission a tutela della salute dei consumatori e a protezione/valorizzazione dei prodotti sani e genuini dei produttori Coldiretti. A rimarcare il valore del Mercato Contadino e dei prodotti di qualità sono stati il Presidente Coldiretti Asti Marco Reggio e il Direttore Diego Furia richiamando altresì l’attenzione su quel valore aggiunto, squisitamente italiano, della narrazione. Un patrimonio inestimabile di storia, cultura, usi e costumi che caratterizza quell’affascinante story telling delle eccellenze agroalimentari ed enologiche, ma anche il vissuto di uomini e donne che hanno contribuito a delineare la storia dei territori, tramandandola di generazione in generazione.
Tra le note più belle del convegno, il ricordo di Mirko Tealdo, anima e cuore della storica fiera. Nell’occasione, il Segretario di Zona Giorgio Bodrito ha omaggiato i genitori con la scultura di un cappone, quale simbolico segno di riconoscenza e affetto per l’impegno sempre profuso da Mirko. Insomma, tante occasioni e tanti input per una Fiera della tradizione che gli abitanti di Vesime hanno conservato e tramandato di decennio in decennio, rinnovando quel sapore antico della terra astigiana, contraddistinto dalla fierezza e dall’operosità di contadini e di allevatori, così come hanno riportato le veterane del capponaggio Maggiorina e Luigina.
E sulla base di tanto entusiasmo, c’è ora attesa affinché l’amministrazione comunale, d’intesa con Coldiretti Asti, possa compiere i passi necessari per elevare a “regionale” l’antica Fiera del Cappone di Vesime. Tra i presenti, il vice presidente Coldiretti Asti Gianfranco Torelli e l’Assessore Comunale con delega all’Agricoltura Marco Garino. In coda ai saluti del sindaco Pierangela Tealdo, il messaggio vocale del vice presidente del Consiglio Regionale Fabio Carosso.