Si chiama Andrea Gallo, ha 28 anni, e frequenta Ingegneria Meccanica al Politecnico di Torino. Lunedì è tornato all'istituto "Artom", dove si è diplomato Perito meccanico nel 2006,
Si chiama Andrea Gallo, ha 28 anni, e frequenta Ingegneria Meccanica al Politecnico di Torino. Lunedì è tornato all'istituto "Artom", dove si è diplomato Perito meccanico nel 2006, per presentare agli studenti la sua creazione: Pulsar, veicolo a propulsione umana per il record di velocità su terra (il termine preciso è recumbent). Ovvero, una bicicletta reclinata, dotata di carena, in grado di raggiungere elevate velocità. Tanto che gli ha consentito di stabilire il record italiano all'"International human powered speed challenge" che si è svolta dal 14 al 19 settembre scorsi a Battle Mountain, in Nevada (Stati Uniti).
«Ho coronato un sogno – ha affermato Gallo – in quanto fin da bambino sognavo di partecipare a questa competizione, «avendo sempre avuto la passione per le biciclette. E il fatto di aver raggiunto anche il record italiano (pari a 116,19 km/h, contro i 139,45 km/h del record mondiale stabilito dalla squadra canadese) mi ha riempito di orgoglio, perché ho potuto contribuire fattivamente a progettare e realizzare Pulsar». Gallo, infatti, fa parte del team studentesco "Policumbent" del Politecnico di Torino, gruppo di oltre 30 ragazzi impegnati in progetti di ricerca sui veicoli a propulsione umana da impiegare nei settori dello sport, del turismo e dell'utilizzo urbano, seguiti da un ricercatore universitario. «Sono entrato nel team nel 2011, quando era ancora composto da pochi studenti», spiega.
«Successivamente sono diventato capo progetto di Pulsar, cui ho dedicato, insieme ad alcuni compagni, circa due anni tra progettazione e realizzazione. Un obiettivo che non avrei mai potuto realizzare da solo, visti gli alti costi che comporta la realizzazione del prototipo (circa 30mila euro), resa possibile grazie ai fondi che il Politenico mette a disposizione dei team».
Gallo sottolinea anche i vantaggi del lavoro svolto in vista del futuro professionale. «Per una volta – sottolinea – ho potuto tradurre in pratica quanto imparato finora a livello teorico, scontrandomi anche con le difficoltà emerse in fase di realizzazione e con i numerosi dettagli cui bisogna prestare attenzione. Un'esperienza che si rivelerà sicuramente molto utile quando comincerò a lavorare».
Riguardo al futuro di "Pulsar", infine, Gallo ha le idee chiare: «Continuerò a lavorare nel team – assicura – con l'obiettivo, il prossimo anno in Nevada, di tentare di raggiungere il record del mondo. Nel frattempo i miei compagni del team continueranno a potenziare l'efficienza dei veicoli a propulsione umana progettati per l'utilizzo quotidiano in città (che si chiamano velomobili) di cui hanno già realizzato un prototipo. Una ricerca che potrebbe contribuire a cambiare il concetto di mobilità».
Elisa Ferrando