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Attualità

Via alla valutazione dell'Agrivillage
«Serve attenta analisi del progetto»

Il Movimento 5 Stelle di Asti lancia una nuova bordata contro il progetto "Agrivillage" che potrebbe, in un prossimo futuro, sorgere in località Val Rilate. I consiglieri comunali Giargia e

Il Movimento 5 Stelle di Asti lancia una nuova bordata contro il progetto "Agrivillage" che potrebbe, in un prossimo futuro, sorgere in località Val Rilate. I consiglieri comunali Giargia e Serpa hanno presentato un'interrogazione al sindaco sollevando numerose osservazioni e perplessità sulla delibera di Giunta 353 del 14 luglio scorso nella quale «la porta per Agrivillage, gigantesco e finto villaggio contadino – scrivono i pentastellati – si è schiusa con l'avvio della valutazione del progetto». La delibera citata dai Cinque Stelle, pur non autorizzando ancora nessun insediamento, anche perché non previsto dal nuovo Piano commerciale, ha dato l'avvio ad una procedura che servirà ad approfondire le mille questioni (amministrative, tecniche, ambientali, di opportunità) sull'Agrivillage, con step obbligatori e dai risultati non scontati.

«Il tavolo tecnico sarà imparziale?»
La Giunta ha approvato i passaggi procedurali ai quali dovranno attenersi i proponenti della AIR Srl e, tra questi, si indica "la costituzione di un tavolo di lavoro a sostegno del progetto formalmente sottoscritto e proposto all'amministrazione formato da proponenti, associazioni di categoria e cittadini favorevoli all'operazione. Il tavolo, che dovrà essere costituito e animato dai proponenti e in forza della loro proposta, non è altro che lo schema funzionale all'obbligatorio accordo di programma, che vede la sottoscrizione del progetto da parte di molteplici soggetti". Ed è proprio il tavolo con soggetti "favorevoli all'operazione" una delle formalità che non piace al M5S: «L'affidamento a un tavolo di lavoro espressamente definito a sostegno del progetto, cui siederanno i proponenti e altri soggetti a esso favorevoli, con il delicato compito di valutare che sia innovativo, sostenibile economicamente o in grado di valorizzare le economie del territorio e dei suoi operatori, come si concilia con la terzietà che dovrebbe caratterizzare un processo di valutazione?» domandano Giargia e Serpa.

Piccoli negozi o altra GDO?
Secondo quanto riportato nella delibera 353, Agrivillage dovrebbe essere composto "da piccole unità commerciali di superficie di vendita compresa tra i 25 e i 33 mq, eventualmente accorpabili, relative per la maggior parte alla vendita di prodotti alimentari, destinate a richiamare acquirenti attratti dalle produzioni agroalimentari di qualità provenienti da un bacino di utenza extraregionale". Nell'allegato alla delibera si parla di 40.000 mq di superficie interessata dal progetto, di cui circa 16.000 di vendita. Anche su questo il M5S chiede chiarezza, in particolare sul numero delle eventuali piccole unità che si andrebbe ad aprire, temendo che l'accorpamento delle stesse, come previsto nel documento, potrebbe portare a negozi con grandi superfici di vendita.

E se il progetto si arenasse?
Altra questione sollevata nell'interpellanza dei consiglieri pentastellati riguarda una serie di punti strategici identificati dall'amministrazione per valutare la coerenza del progetto con le politiche sui nuovi insediamenti commerciali. Ma è al punto G di queste prescrizioni che Giargia e Serpa lanciano un campanello d'allarme. Nella delibera si legge che sia prevista "per l'ipotesi in cui dopo la realizzazione parziale o totale dell'intervento lo stesso risultasse non sostenibile sotto l'aspetto gestionale, la riconversione delle opere realizzate ad una destinazione sociale, ad esempio edilizia residenziale pubblica". «Perché si prevede già, in caso di non sostenibilità dell'intervento sotto l'aspetto gestionale, la riconversione delle opere realizzate a edilizia residenziale pubblica?» domandano i Cinque Stelle ricordando che ad Asti ci sono 2.000 alloggi vuoti e che l'opzione sarebbe «un paracadute agli imprenditori in caso di insuccesso, mentre i commercianti astigiani in difficoltà non godono delle stesse attenzioni e tutele».

La replica dell'assessore al commercio
La lunga interrogazione del Movimento 5 Stelle attenderà una risposta scritta, ma l'assessore al commercio Marta Parodi, interpellata a riguardo, inizia a rispondere ad alcune delle questioni sollevate dai consiglieri di minoranza. «Non abbiamo cambiato idea e continuiamo a non essere favorevoli, come da Piano commerciale, ad insediamenti di grande distribuzione. Ma se i proponenti dimostrassero che questo progetto ha caratteristiche tali da non essere per nulla paragonabile alla grande distribuzione tradizionale, osservando tutti i paletti che abbiamo inserito negli approfondimenti richiesti, allora potremmo discuterne, sebbene sarà la Regione a mettere il timbro definitivo». Anche sulla questione del tavolo tecnico "favorevole" all'iniziativa, e quindi secondo il M5S non sopra le parti, l'assessore commenta: «Quel tavolo non è campato in aria dal nostro Piano commerciale, ma è previsto dalla legge regionale. Un tavolo al quale devono partecipare le associazioni di categoria e le varie rappresentanze dei cittadini, anche di quelli che non vogliono l'Agrivillage. Nel momento in cui vedessimo un tavolo monco, si solleverebbe implicitamente il problema della rappresentanza e quindi agiremmo di conseguenza».

Sulla questione della possibile fusione di più unità commerciali, l'ipotesi potrebbe essere, secondo l'assessore, «limitare un eventuale accorpamento di più superfici di vendita». Molto più dura è la replica sull'eventuale riconversione delle opere ad una destinazione sociale nel caso Agrivillage non dovesse essere sostenibile: «Mi sento molto offesa dalle accuse che vengono mosse perché l'ente pubblico ha scritto quella frase a tutela dei cittadini e per sgomberare il campo da ogni altra ipotesi di destinazione d'uso. Nel caso che l'operazione piaccia al Comune e alla Regione, che l'accordo di programma venga rispettato in ogni sua parte, fatto salvo che il piano commerciale accolga l'Agrivillage, diciamo che, se l'operazione si dimostrasse insostenibile, in quel terreno non potrà essere costruito altro, tipo villette o immobili residenziali. Questo ci sembra un modo di procedere proprio nell'interesse dei cittadini».

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