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Vicini stranieri? Dipende, ma meglio gay
Attualità

Vicini stranieri? Dipende, ma meglio gay

In tre anni la percentuale di chi si dichiara apertamente e velatamente ostile alla presenza di gay o lesbiche è raddoppiata in quasi tutte le province

Gli astigiani sono diffidenti e non ancora del tutto convinti che ci possa essere una convivenza serena, in particolare tra vicini di casa, se questi sono extracomunitari, di religione musulmana oppure una coppia di gay o lesbiche.
La fotografia della “tolleranza” astigiana, ma non solo, emerge dall’indagine “Clima di opinione” realizzata per conto dell’IRES Piemonte, a marzo, dalla società SWG. La metodologia dell’inchiesta è mutuata dalla Fondazione Bertelsmann Stiftung che si occupa di ricerca socio-economica in vari campi, tra cui la coesione sociale.
Un bacino di 1.200 piemontesi suddivisi nelle varie province e domande specifiche che riguardano varie tematiche, tra cui la coesione sociale sotto vari aspetti, hanno permesso di tratteggiare il quadro d’insieme, non così roseo come si potrebbe immaginare.

Tra gli astigiani emerge una certa apertura, ma con molta diffidenza, un dato in crescita a livello regionale perché, come spiegano dall’IRES, «in tre anni la percentuale di chi si dichiara apertamente e velatamente ostile alla presenza di gay o lesbiche è raddoppiata in quasi tutte le province», dati che, «unitamente agli atteggiamenti verso musulmani e stranieri, segnalano una diffusa crescita di ostilità e diffidenza verso le minoranze».
Alla domanda “Le creerebbe problemi avere come vicini di casa una famiglia di immigrati extracomunitari? (Asia, Africa, Est Europa o Sud America)” gli astigiani hanno risposto non li vorrei (9,40%), dipende da come si comportano (50%), non avrei problemi (39,90%).
Meno problemi nel caso i vicini fossero due gay o lesbiche: non li vorrei (14,30%), dipendente da come si comportano (38,20%), non avrei problemi (46,80%), mentre se la vicinanza riguardasse una famiglia di religione musulmana, la percentuale di diffidenti supera la metà degli intervistati. In particolare: non li vorrei (10,20%), dipende da come si comportano (51,50%), non avrei problemi (37,20%), non sa/non risponde (1,10%). Dall’IRES spiegano che la risposta “dipende da come si comportano” non dev’essere letta in chiave positiva perché si tratta di una modalità «che intende catturare l’ostilità nascosta, quella che non osa dichiararsi, ma individua comunque un potenziale problema in chi è diverso».

Anche analizzando le risposte degli astigiani sul tema della socialità con il vicinato emerge una scarsa frequentazione dei vicini, di certo molto inferiore a quella che si registrava una volta, tipica dei paesi più piccoli.
“Nei suoi rapporti di vicinato le capita di chiacchierare con i suoi vicini?”: sì, abitualmente (33%), qualche volta (54%), mai o quasi mai (12,30%); “le capita di scambiarsi favori con i suoi vicini?”: sì, abitualmente (29%), qualche volta (53,80%), mai o quasi mai (16,50%); “le capita di trascorrere del tempo libero con i suoi vicini?”: sì, abitualmente (20,40%), qualche volta (45,60%), mai o quasi mai (33,40%).

Infine la domanda che riguarda eventuali casi di nomadismo nelle zone di residenza e che, almeno nell’Astigiano, fa emergere una situazione relativamente normale. “Nella zona in cui abita con che frequenza le capita di vedere vagabondi, persone senza fissa dimora (nomadi)?”: spesso (14,10%), talvolta (13,10%), raramente (32,90%), mai (39,30%).
Le risposte al questionario dell’IRES sono giunte da una fascia della popolazione molto variegata, da 18 anni in su. La maggior parte delle risposte sono state date da diplomati di scuola media inferiore, a seguire diplomati di scuola superiore, licenza elementare e solo in minima parte da laureati. I più hanno un tenore di vita nella media e si tratta, prevalentemente, di impiegati o pensionati, seguiti, in percentuale, da operai, casalinghe, disoccupati, studenti, liberi professionisti e altro.

Riccardo Santagati

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