Tutto è bene ciò che finisce bene e la vicenda della casa di riposo Venanzio Santanera può essere un esempio di questo motto di saggezza popolare. Il salvataggio sul filo di lana da quella che sembrava l’ormai inevitabile chiusura della struttura ultracentenaria farà scuola per gli anni a venire. Il comitato “Salviamo la Fondazione Santanera”, presieduto da Vincenzo Gerbi, è riuscito nella missione impossibile di comporre i debiti della casa di riposo e trovare la liquidità per continuare l’attività. Lo ha ricordato anche il commissario straordinario Pietro Endrizzi durante la cerimonia di inaugurazione del nuovo corso della casa di riposo:
«Questo esempio in cui tutte le istituzioni, i cittadini, la comunità hanno creduto nel salvataggio – ha detto Endrizzi – è per me, che ho esperienza di 25 anni di attività socio assistenziali, un’esperienza unica. So che altre realtà della regione Piemonte stanno cercando dei comitati per uscire dal commissariamento».
Oltre alle donazioni dei cittadini e degli imprenditori, il comitato ha potuto contare sul lascito testamentario di Giovanni Vigna al Comune di Cantarana, grazie alla rinuncia dell’amministrazione e all’accordo della famiglia. A questo sforzo comune è stata dedicata una targa che don Antonio Delmastro ha benedetto durante la cerimonia.
«Questo è un giorno speciale di ripartenza per tutta la comunità villafranchese e per tutte le comunità della Valtriversa – ha sottolineato la sindaca Anna Macchia – Ringrazio tutti coloro che generosamente hanno contribuito con importanti donazioni e il Comune di Cantarana per il lascito che ha voluto donare alla fondazione Santanera».
La sindaca ha ringraziato anche gli operatori della casa di riposo che, nonostante le difficoltà di questi anni, hanno sempre lavorato con dedizione e professionalità nei riguardi degli ospiti. Il Comune ha già pubblicato il bando per la ricerca dei nuovi consiglieri del CdA della fondazione che dovrà gestire la struttura nei prossimi 5 anni.
«La storia è ormai nota – ha aggiunto Vincenzo Gerbi – La casa di riposo aveva un debito così forte che nessun imprenditore avrebbe potuto rilevare la struttura pagando i debiti per continuare l’attività. Si trattava quindi in prima istanza di trovare i soldi per sanare la situazione. Avendo avuto l’impressione che c’era sensibilità nella comunità, abbiamo accettato l’incarico con una certa dose d’incoscienza. Questi ultimi mesi sono stati difficili, ma grazie all’aiuto di tutti e alla solidarietà che abbiamo sentito intorno, li abbiamo affrontati con successo. Non è ancora finita, ci sono ancora tante incombenze, ma la nave sta per entrare in porto. Quello che ci ha mosso è la considerazione che è importante per le piccole comunità non perdere le infrastrutture, non perdere le scuole, le case di riposo, i servizi che danno una ragione alle persone per continuare ad abitare questi luoghi».