Sono saliti a 90 gli esuberi dichiarati da Util Industries, l’azienda villanovese che aveva annunciato l’avvio dei licenziamenti lo scorso luglio, nonostante non sia in crisi di produzione. All’inizio si parlava di 25 dipendenti da collocare a riposo e lavoratori e organizzazioni sindacali avevano chiesto un confronto con l’azienda arrivando a proclamare due giornate di sciopero (un’ora e mezza per turno). Al rientro dopo la pausa estiva non arrivano, però, buone notizie. La dirigenza ha in progetto di esternalizzare alcuni reparti come la “selezione”, affidando le lavorazioni a cooperative, iniziativa che preoccupa fortemente FIM e FIOM per la possibilità che gli attuali dipendenti finiscano nella rete di contratti precari e senza garanzie.
Un incontro preliminare tra sindacati e vertici aziendali si è già tenuto giovedì 23 settembre durante il quale Util ha confermato di non voler far ricorso ad ulteriori ammortizzatori sociali. La cassa integrazione scadrà il 30 settembre. «Dopo quella data tutto può succedere – spiega Vito Carelli della FIOM CGIL – teoricamente potrebbe già partire il licenziamento collettivo se non si avvierà prima una trattativa seria nella quale intendiamo coinvolgere le istituzioni locali, Comune e Prefettura, ma siamo disposti ad arrivare anche al ministero».
Venerdì scorso si sono svolte le assemblee sindacali in fabbrica in un clima di preoccupazione. L’idea che un’azienda sana decida di ridurre il personale e che gli ordini già acquisiti siano gestiti con un organico ridotto di un terzo, non appare una decisione praticabile a livello organizzativo, prima ancora che strategico.
Il tavolo tra azienda e sindacati è aggiornato a martedì. Il sindaco Giordano si è già reso disponibile alla mediazione. La sensazione che aleggia però a Villanova è che la decisione della Util sia già presa e sia più “politica” che economica, non avendo nulla a che fare con le prospettive future dell’azienda.
(Nella foto gli operai della Util in sciopero lo scorso luglio)