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Violenza domestica ai tempi del Covid: una “faccina” può salvare una donna

Non si ferma il servizio del Centro Antiviolenza L’Orecchio di Venere. Ma ora gli operatori contattano le donne recluse in casa per avere loro notizie

L’isolamento aumenta i conflitti in casa

Da un mese a questa parte è diventato tutto più difficile. L’isolamento sociale imposto per limitare il contagio sta mettendo a dura prova ogni aspetto della nostra vita: la nostra libertà personale, i nostri redditi, le nostre relazioni emotive e ci impone di combattere ancora più duramente contro i nostri demoni.

Fra coloro che stanno pagando il prezzo più caro dell’isolamento, ci sono sicuramente le donne e tutte le persone vittime di situazioni familiari non certo idilliache.

Situazioni già difficili prima dell’emergenza si sono improvvisamente aggravate a causa di una lunga convivenza forzata che viene vissuta da molte donne come un vero e proprio sequestro in casa in compagnia di uomini che già prima non avevano rispetto di loro. Senza via di fuga.

Non solo, anche coppie e famiglie che prima riuscivano a gestire i loro conflitti, ora, dopo un mese di convivenza senza uscite, danno i primi segni di cedimento.

Il Centro Antiviolenza L’Orecchio di Venere

 

Lo sanno bene gli operatori del Centro Antiviolenza della Croce Rossa di Asti, L’Orecchio di Venere che non hanno mai interrotto il loro fondamentale servizio, attivo 24 ore su 24. Privilegiati in questo periodo i colloqui telefonici, ma in casi gravi e di emergenza rimane possibile un appuntamento de visu (con tutte le precauzioni del caso) e il ricovero nei letti e negli alloggi segreti per le situazioni di pericolo.

«Stiamo ricevendo tantissime telefonate – dichiara Elisa Chechile, referente dell’Orecchio di Venere – anche se in orari più strani perchè sono quelli in cui le donne riescono a ritagliarsi qualche minuto per chiamarci sfuggendo all’attenzione di una casa ormai sempre affollata».

La “curva” delle richieste di aiuto

E, come la pandemia, anche il flusso telefonico all’Orecchio di Venere ha seguito una sua curva.

«All’inizio dell’emergenza abbiamo avuto un calo notevole di telefonate – dice ancora la referente – Le preoccupazioni e lo smarrimento di tutti di fronte a quanto stava capitando avevano momentaneamente sopito le tensioni dentro le famiglie, anche le più evidenti. Poi, con il prolungarsi dell’isolamento, sono riaffiorate più forti che mai, perchè alle ragioni preesistenti, si è aggiunta una rabbia e una frustrazione che hanno trovato sfogo su chi è più vicino in casa».

«Monitoriamo le donne chiuse in casa»

 

Una situazione che ha modificato anche le modalità di contatto con il Centro Antiviolenza.

«Prima rispondevamo alle telefonate e solo in rari casi eravamo noi a cercare le donne – spiega ancora Elisa Chechile – da qualche settimana, invece, siamo noi a telefonare alle donne che ci avevano già rappresentato situazioni di tensione. Lo facciamo discretamente, attraverso messaggi generici che, se letti dal maltrattante, non possano ingenerare ulteriore conflitto. E ci basta un piccolo segno di risposta per essere tranquille. A volta le donne comunicano con noi con una semplice “faccina” sui messaggi al cellulare e da quella noi capiamo come stanno andando le cose in quella famiglia».

Come contattare il Centro Antiviolenza

Per le donne che avessero bisogno del Centro Antiviolenza di Asti i recapiti sono i seguenti: 366-92.87.198 (numero sempre attivo per le emergenze) oppure  lo 0141/090009 (telefono fisso attivo 24 ore su 24 con segreteria telefonica cui lasciare il messaggio per essere ricontattati) oppure ancora l’indirizzo mail  centroascolto@criasti.it

Rimanendo ovviamente sempre ugualmente attivo il numero nazionale antiviolenza 1522.

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