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Attualità

Visite in ospedale: via libera per alcuni degenti

Anche un congiunto positivo al Covid, a casa in isolamento, potrà essere autorizzato, in casi particolari, alla visita su richiesta del medico del reparto

Gli ospedali piemontesi riaprono le porte, parzialmente, ai parenti dei ricoverati. Si tratta di una decisione che, in un primo momento, riguarda solo le visite alle partorienti, oppure ai ricoverati in particolari criticità cliniche o psicologiche.

Una decisione presa dal Dirmei che ha inviato alle Asl le linee guida necessarie per consentire questo primo passo verso il ricongiungimento tra degenti e famigliari. Il Dirmei ha definito un protocollo molto rigido perché a valutare se un paziente, covid o non covid positivo, debba vedere un congiunto sarà deciso da un’equipe composta da un medico, un infermiere e uno psicologo clinico. Ma come si garantirà la sicurezza di entrambi?

Se un congiunto dovesse ottenere l’autorizzazione a far visita a un malato Covid dovrà non avere sintomi riconducibili al Coronavirus e dovrà sottoporsi, in ospedale, a un tampone rapido che dovrà essere negativo. Poi incontrerà lo psicologo e sarà aiutato da un infermiere a indossare i dispositivi di sicurezza in un’area “filtro”: si tratta di un camice idrorepellente, guanti, mascherina FFP2 o FFP3, visore e cuffia. La visita potrà durare non più di 20 minuti. Ma anche un congiunto positivo al Covid, a casa in isolamento, potrà essere autorizzato, in casi particolari, alla visita su richiesta del medico del reparto «purché – fanno sapere dalla Regione – la persona possa spostarsi autonomamente con un mezzo proprio e lo psicologo clinico, nonché l’infermiere, indossino fin dal primo momento i DPI».

Per visitare un congiunto non affetto dal virus occorrerà sottoporsi al tampone rapido, che dovrà essere negativo, e indossare il camice oltre alla mascherina FFP2.

Anche le donne partorienti potranno chiedere di essere assistite, durante il travaglio, da una persona di fiducia così come reputato fondamentale per il loro benessere dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Se la partoriente e la persona scelta sono negativi al Covid basterà che l’accompagnatore indossi la FFP2 e il camice filtrante. Se la futura mamma dovesse avere il Covid occorrerà che il visitatore indossi una dotazione completa di sistemi di sicurezza.

«Superare l’isolamento estremo dei pazienti in ospedale – commenta l’assessore regionale alla Sanità Icardi – anche se solo per una parte selezionata di malati, risponde alla necessità di reintrodurre un elemento di naturale, ma di ‘cruciale’ umanità nel vissuto dei contagiati e dei loro famigliari, augurandoci che possa trattarsi di un primo passo verso il graduale ritorno alla normalità».

Riccardo Santagati

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