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Cronaca

A due anni dall'omicidio di "Gino"
la compagna chiede giustizia

«Non vogliamo sollevare polemiche né dare giudizi, ma chiediamo giustizia e risposte al nostro immenso dolore. Un dolore che rimane insieme alla necessità di dare un volto a chi ha spezzato il

«Non vogliamo sollevare polemiche né dare giudizi, ma chiediamo giustizia e risposte al nostro immenso dolore. Un dolore che rimane insieme alla necessità di dare un volto a chi ha spezzato il futuro di Gino e il nostro». A due anni esatti dall'omicidio di Luigi Di Gianni, il contitolare di un night club avvenuto nel cortile della sua casa di Isola, le indagini non hanno ancora prodotto un responsabile o almeno presunto tale. Per gli unici due iscritti nel registro degli indagati (un carrozziere astigiano e un cliente del locale Odeon Privè di Strevi) nelle scorse settimane è intervenuta l'archiviazione. E per ora non sono noti sviluppi di rilievo dopo la pubblicazione, avvenuta a maggio scorso, dell'identikit di un uomo che era stato visto da un testimone aggirarsi ad Isola la sera del 12 gennaio 2013 poco prima degli istanti in cui era stato portato a termine l'agguato nei confronti di "Gino di Foggia".

Fra coloro che, fin dal giorno successivo all'omicidio, ha maggiormente combattuto affinchè venga fatta luce sulla morte di Gino è la sua compagna, Angela, che ha assistito all'esecuzione avvenuta di sera a colpi di fucile. L'uomo stava caricando alcune vettovaglie sulla sua macchina, in procinto di andare ad aprire il locale notturno; nell'ombra lo attendeva il suo killer che si è avvicinato, ha esploso i primi due colpi e poi il terzo, che ha raggiunto la vittima mentre tentava di sfuggire alla sua fine. Angela si era affacciata alla finestra appena sentiti gli spari e ha intravvisto la figura dell'assassino dal secondo piano della casa, nel buio della serata. Il compagno è spirato pochi istanti dopo fra le sue braccia.

«E' da più di un anno che non ricevo notizie dalla Procura sullo stato delle indagini – dice la donna – e io tutto quello che ricordavo di quella sera l'ho riferito. Ho anche fornito agli inquirenti tutte le informazioni che erano in mio possesso sulla sua vita e i suoi rapporti di affari, non ho nascosto nulla perchè sono la prima a volere che l'assassino paghi per quel che ha fatto. Ma oggi è il secondo anniversario della sua morte e ancora nulla si è mosso».

Nuove aspettative si erano riaccese alla pubblicazione dell'identikit: «Mi aspettavo una svolta da un momento all'altro, invece sono passati oltre sette mesi e non si sa nulla. E allora a cosa è servito? E' davvero così attendibile la testimonianza di quell'uomo? Ma, soprattutto, dove era quella sera? Io, quando sono scesa in cortile non ho visto nessuno e sono stata sola con Gino morente fra le mie braccia fino all'arrivo dell'ambulanza. Perchè questo testimone non si è fatto avanti, non fosse altro che per starci vicino?». Angela e gli altri famigliari di Gino hanno sempre espresso rispetto per il lavoro degli inquirenti, ma a distanza di due anni la loro fiducia sembra vacillare. «Non posso riferire sullo stato delle indagini perchè siamo arrivati ad un punto molto delicato – è il commento del Procuratore della Repubblica di Asti Giorgio Vitari che coordina il lavoro degli investigatori – ma posso assicurare che non abbiamo mai smesso di cercare il killer di Isola».

Daniela Peira

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