Se solo la legge sul “Codice Rosso” che accelera l’iter processuale sui reati di genere fosse entrata in vigore un anno e mezzo prima, probabilmente Linda ed Emanuela Pines non si sarebbero trovate, a distanza esatta di quattro anni dalla violenta aggressione subita nel condominio in cui vivevano, ad aspettare ancora la prima udienza di un processo che ha già subito sette rinvii.
Due storie incredibili in una: incredibile l’aggressione che, iniziata come uno normale sgarbo fra vicini di casa è precipitata in un’aggressione in piena regola con pestaggio e incredibile perché il processo non riesce a decollare, non si è andati oltre alla costituzione delle parti.
Il fatto è avvenuto il 25 febbraio 2018 in un condominio di Baldichieri dove vivevano le due donne da poco unite civilmente. Ai rumori e disturbi dei vicini di casa, Emanuela aveva risposto chiedendo di abbassare i toni perché la sua compagna di vita era arrivata dal lavoro e aveva bisogno di riposare. Dopo prime scaramucce, aveva deciso di andare a chiedere di fare silenzio direttamente alla porta del vicino di casa ma qui aveva trovato due uomini che l’avevano aggredita e pestata violentemente. In suo aiuto era arrivata anche Linda la quale, molto minuta, non aveva potuto far altro che riaccompagnare Emanuela nel loro alloggio per prestarle il primo soccorso e chiedere l’intervento dei carabinieri.
Nel frattempo i vicini di casa, Alessandro Mistretta con Giuseppe Termini e Leonardo Messina hanno denunciato le donne per violazione di domicilio e, in seguito, per diffamazione in quanto le due vittime di aggressione avevano postato su Facebook le foto di come era stata ridotta Emanuela raccontando cosa fosse accaduto.
Ma in tre anni di processo, ad ogni udienza le due donne erano presenti, accompagnate dal loro legale, l’avvocato Lamatina, mentre gli imputati non si sono mai presentati, producendo sempre certificati medici, legittimi impedimenti e, in ultimo, il ricovero in una casa di riposo e, un altro imputato, la detenzione in un carcere di Lugano in Svizzera.
L’ultimo rinvio è del novembre scorso; il giudice ha spostato tutto a settembre di quest’anno, a nove mesi di distanza, sperando di poter finalmente iniziare a sentire i testimoni.
«Possiamo chiamare giustizia il trattamento che ci stanno riservando? – dichiara Linda – Ci sentiamo prese in giro, è come se ci si fosse dimenticate di noi e della violenza che abbiamo subito.
La cosa che mi fa più male è che la malattia neurologica di Emanuela, dopo i colpi ricevuti alla testa quella sera, è notevolmente peggiorata. Rivorrei indietro mia moglie com’era prima dell’aggressione. Un’aggressione che, ricordo, è stata fatta da due uomini contro due donne. Anzi, da due maschi, perché gli uomini, quelli veri, le donne non le picchiano».