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Cronaca
Procura della Repubblica

Accusato di rapina, tira in ballo il fratello gemello con lo stesso DNA

Curiosa indagine alla Procura di Asti. A giorni il rito abbreviato. Il gemello ha dovuto presentare l’alibi per essere scagionato

Il primo caso di cronaca nazionale in cui l’esame del Dna è stato al centro di una incredibile indagine è stato quello sulla morte di Yara Gambirasio. Screening a tappeto su migliaia di persone per ricercare a chi appartenesse il Dna di “Ignoto 1” poi attribuito a Massimo Bossetti.
Da Asti, però, arriva un caso inverso, quello in cui di “Dna “ignoto 1” per lo stesso caso ce ne sono addirittura due.
L’indagine è quella coordinata dal pm Laura Deodato sulla rapina avvenuta nel febbraio del 2018 in una villa a Castagnito.
Un colpo particolarmente violento in cui un gruppo di rapinatori avevano fatto irruzione a mano armata dentro la villa e costretto il padrone di casa, sotto la minaccia di una pistola e dopo averlo picchiato, ad indicare dove si trovasse la cassaforte, ad aprirla e a consegnare un’ingente somma di denaro e orologi di pregio. Prima della fuga, poi, il gruppo di banditi aveva rinchiuso l’uomo in uno dei bagni di servizio della villa, senza finestre. Solo dopo molto tempo era stato dato l’allarme e i carabinieri intervenuti avevano ancora trovato un passamontagna e alcuni frammenti di guanti in lattice utilizzati dai rapinatori.
E’ proprio partendo da questi reperti, sui quali si era depositato il Dna di chi li aveva indossati, che si era arrivati ad identificare Daniel Lanza, 40 anni, astigiano.
Sembrava un caso chiuso, se non fosse che Lanza ha contestato l’appartenenza di quel Dna sostenendo di avere un fratello gemello che era stato dato in adozione, acquisendo altra identità, e che la stessa orma genetica poteva appartenere a lui.
Un colpo di scena che ha portato la Procura e gli inquirenti ad una complicata ricerca di questo gemello. Di cui, peraltro, l’arrestato non aveva saputo indicare nè la nuova identità, nè altro che potesse ricondurre a lui.
E’ qui che l’indagine astigiana ha preso una piega da vera caccia alla persona, simile a quella avvenuta a Brembate per l’omicidio di Yara.
Partendo da luogo e data di nascita di Lanza, è stata rintracciata l’ostetrica, ormai anziana, e, con la comparazione dei registri dell’ospedale, è stato confermato il parto gemellare.
Così gli inquirenti si sono messi sulle tracce del gemello di Daniel Lanza che era stato dato in adozione, non senza incontrare forti resistenze visto l’altissimo livello di privacy che sovrintende a queste pratiche. Anche se a richiedere informazioni è una Procura della Repubblica.
Ma la tenacia è stata premiata ed è stato possibile risalire al gemello di Lanza, al suo nuovo nome e alla sua residenza.
Una scoperta che ha suscitato una serie di scrupoli di tipo etico: quell’uomo sapeva di essere stato adottato? E sapeva di avere un gemello?
Per questo motivo, alla porta di casa sua, sono stati mandati carabinieri particolarmente sensibili e prudenti, per non creare inutili traumi.
In realtà lui sapeva sia di essere stato adottato e, seppur più fumosamente, di avere un fratello gemello. Certo, sapere che era stato lui a provare ad addossargli la colpa della rapina non è stato piacevole.
E’ stato eseguito anche su di lui il test del Dna che, in effetti, ha dimostrato senza ombra di dubbio la totale sovrapposizione con quello del fratello e, soprattutto, con quello rilevato sul passamontagna e i guanti di un rapinatore.

Il gemello di Lanza ha però potuto dimostrare in altro modo di non essere il responsabile: giorno e ora della rapina si trovava al lavoro con un alibi che comprende la conferma del viaggio con mezzi pubblici e la timbratura in azienda. Una puntualissima verifica ha consentito alla Procura di scagionarlo completamente.
Daniel, invece, nei prossimi giorni, assistito dall’avvocato Furlanetto, si presenterà davanti al giudice per il processo in rito abbreviato.

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