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Cronaca

Addio a Giuseppe Ratti
Ricordo dell'ingegnere contadino

Si è spento venerdì scorso in ospedale, dopo essere stato investito da un Suv condotto da un 40enne astigiano mentre camminava in via Giobert, Giuseppe Ratti, ingegnere minerario, professore al

Si è spento venerdì scorso in ospedale, dopo essere stato investito da un Suv condotto da un 40enne astigiano mentre camminava in via Giobert, Giuseppe Ratti, ingegnere minerario, professore al Politecnico ed esperto di fama mondiale nel settore petrolifero prima e poi precursore dell’agricoltura biologica sperimentata a Variglie, la piccola valle alle porte di Asti. Dove quasi trent’anni fa era diventato uno dei primi a produrre con rigore frutta biologica e barbera eroica. Molto conosciuto a livello locale, è stato uno degli animatori del pensiero critico e ragionato sulle grandi opere come la tangenziale o gli impianti a biomassa.

Anche per questo qualche anno fa gli è stato assegnato il premio: “Alfiere del paesaggio”. Di cui con garbo ed innata eleganza è stato per tanti anni un custode attento e un profondo conoscitore. Ma schivo e piemontese al punto che per assegnargli anche quel piccolo riconoscimento il professor Devecchi aveva dovuto insistere. Il figlio Carlo dirige il Senseable City Lab al MIT di Boston mentre la figlia è un’affermata musicista. Profondo dolore e sconcerto ha accompagnato in città il diffondersi della notizia. Mario Malandrone ne ha tratteggiato un ricordo quasi paterno dalle pagine di facebook ma per capire la persona un aneddoto vale forse più di molte parole.

«Anni fa – racconta Giorgio Baldizzone – il sindaco di un paese vicino ad Asti venne contattato da un ingegnere di Milano, che proponeva un impianto tecnologico che bruciando rifiuti avrebbe prodotto petrolio. In un incontro pubblico venne presentato il suo macchinario. Al termine della relazione prese la parola Ratti, seduto in prima fila col suo classico abbigliamento “da contadino” senza la minima concessione all’eleganza. Fece un discorso lucido e  scientifico, di cui ricordo bene la frase “a me hanno insegnato che se un atomo entra, un atomo esce” riferendosi alla possibile formazione di diossine. L’ingegnere allibito chiese “ma chi è quel tizio?”. “Un contadino, come vede” fu la risposta». Di quella specie di contadini che quando li incontri una volta non te li dimentichi più.

Lodovico Pavese

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