Ha provato a "forzare" un affare da 18 milioni di euro con il colosso del fai da te Leroy Merlin ricorrendo alle minacce, ma è finito in manette insieme ai suoi due complici. Protagonista
Ha provato a "forzare" un affare da 18 milioni di euro con il colosso del fai da te Leroy Merlin ricorrendo alle minacce, ma è finito in manette insieme ai suoi due complici. Protagonista della vicenda un imprenditore di Nizza Monferrato di 59 anni, titolare di un'agenzia immobiliare proprietario di un grande terreno a Beinasco, alle porte di Torino. Lo stesso terreno al quale era interessata la direzione commerciale di Leroy Merlin che intendeva acquisirlo per realizzare un nuovo centro commerciale.
Trattative che duravano da un anno e mezzo ma che si erano arenate per una questione di licenze che avrebbero dovuto essere cedute con il terreno ma che il proprietario pare non fosse stato in grado di ottenere. La multinazionale sembrava aver perso interesse per l'acquisto. I soldi in ballo erano in tanti e l'imprenditore nicese voleva stringere e portare a termine l'affare, così ha pensato di praticare la via della minaccia e della paura, ingaggiando due pregiudicati siciliani che hanno preso di mira il manager responsabile dell'area commerciale e legale del gruppo. Secondo le prime notizie trapelate, i due pregiudicati avrebbero telefonato a casa del manager intimandogli di scendere in strada e uno dei due, qualche mese fa, lo aveva avvicinato mostrandogli il calcio di una pistola nascosta all'interno della giacca intimandogli chiaramente di sbloccare "l'operazione Beinasco". In un'altra occasione il manager era stato nuovamente contattato e i due siciliani gli avevano detto di tenere d'occhio sia lui che la moglie e il figlio piccolo.
Partita la denuncia, le indagini sono state condotte dalla squadra Mobile di Milano coordinata dal pm della Dda Venditti. I due siciliani sono stati identificati grazie ai tabulati telefonici rilevati da una cabina telefonica del centro di Asti da cui avevano fatto le chiamate minatorie. Conferme sono arrivate dai video delle telecamere di sorveglianza nelle vicinanze dell'abitazione milanese del manager preso di mira dalle intimidazioni.