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Cronaca
Squadra Mobile

Al carcere di Asti (e non solo) il cellulare arrivava di notte appeso al filo del drone

Svelati i dettagli dell’operazione della Squadra Mobile che ha portato all’arresto di quattro persone per le consegne illegali di telefonini ai detenuti. In tre mesi guadagnati 100 mila euro

Sono appena stati resi noti alcuni dettagli dell’operazione che ieri mattina ha portato a quattro arresti in giro per l’Italia a cura della Squadra Mobile di Asti al termine di una complessa indagine sulla spedizione di telefoni cellulari e droga in diverse carceri di Alta Sicurezza attraverso l’utilizzo di droni.

Un’indagine lampo, durata da ottobre a dicembre scorsi, nel corso della quale gli investigatori della quarta sezione della Mobile di Asti, diretta dal commissario Marco Barbaro, hanno tracciato almeno tre consegne con questo metodo al carcere di Asti e, grazie alle intercettazioni fra coloro che organizzavano tali “lanci”, hanno documentato un giro d’affari di circa 100 mila euro.

Spiegato dallo stesso commissario Barbaro e dall’ispettore Caccavo come funzionava il meccanismo messo in piedi da alcuni esponenti della criminalità organizzata con la complicità di persone in libertà e di un operatore di droni.

«La mente era Simone Iacomino, un importante esponente della criminalità detenuto al carcere di Agrigento – hanno spiegato – era lui a dirigere questo nuovo business illegale molto proficuo. Ovviamente lui stesso era in possesso di uno smarphone in cella dal quale organizzava le consegne, e dettava il programma settimanale che prevedeva almeno tre carceri diffuse in tutta Italia in cui portare i cellulari».

Ad aiutarlo, dall’esterno Veronica Virgilio e Salvatore Sbrescia, in libertà fino a ieri. La donna si occupava dell’acquisto dei cellulari e del loro “impacchettamento” con isolante imbottito e nero per non essere avvistato di notte. Tenendo anche conto del peso massimo possibile per un drone.

Vasil Dziatko, che vive in provincia di Viterbo, era il tecnico dell’organizzazione, ovvero il “dronista”.

Una volta ricevuto l’ordine, si recava nella città in cui si trovava il carcere in cui doveva avvenire la consegna e, dopo un accurato sopralluogo, si appostava ad un massimo di un chilometro dalla struttura penitenziaria, in un posto isolato e protetto dal quale poteva radiocomandare il drone.

Così come è avvenuto intorno al carcere astigiano di Quarto.

Le consegne avvenivano sempre di notte quando un detenuto, facente parte dell’organizzazione, già in possesso di un cellulare, si metteva in contatto con il dronista per guidarlo con precisione chirurgica alla finestra della cella in cui doveva avvenire il prelievo del pacchettino.

Pacchettino che era legato ad una corda lunga una trentina di metri assicurata al drone che, in modalità silenziosa, arrivava sopra il carcere e il suo operatore, seguendo le indicazioni del detenuto all’interno, lo portava fino davanti alla finestra. Arrivato a portava di braccia, il detenuto afferrava il pacchettino, lo slegava dal lungo spago e il drone, dopo un segnale, poteva allontanarsi dalla struttura penitenziaria. A volte, per dare qualche indiczione più precisa al dronista che doveva pilotare l’apparecchiatura nel buio totale, i detenuti “basisti” accendevano una sigaretta o usavano la fiammella di un accendino.

Ma, a dimostrazione di come l’organizzazione fosse strutturata come un’impresa, per essere pagato il dronista doveva inviare la prova dell’avvenuta consegna a Iacovino e lo faceva inviandogli il video fatto dal drone stesso durante tutta l’azione. Una sorta di “ricevuta” per ottenere il pagamento per la sua prestazione, circa 1500 euro.

Dziatko, insieme a Sbrescia, era  stato arrestato in flagranza il 4 dicembre proprio nei dintorni del carcere di Asti, non sapendo che la Polizia era sulle tracce dell’organizzazione da qualche settimana; con sè avevano il drone, 15 minicellulari e altro materiale usato per le consegne aree oltre al telefono personale sul quale erano presenti i video delle consegne fatte anche al carcere di Saluzzo.

L’indagine, infatti, era partita da una segnalazione della Polizia Penitenziaria che ha collaborato con i colleghi della Squadra Mobile.

Ieri è stata non solo la giornata degli arresti dei quattro organizzatori del “delivery” carcerario, ma anche quella di numerose perquisizioni sia in abitazioni degli arrestati e di loro fiancheggiatori, sia nelle celle di numerose carceri alla ricerca dei cellulari già consegnati.

E sono stati trovati e sequestrati tre droni, oltre 60 fra sim, telefoni, microtelefoni. Venivano rivenduti fra i 300 e i mille euro l’uno.

Anche al carcere di Asti, durante l’indagine, erano stati sequestrati 8 minicellulari.

Nel corso dell’indagine, i poliziotti della Mobile di Asti hanno anche accertato la consegna nel carcere di Benevento di quasi mezzo chilo di hashish e una decina di grammi fra cocaina ed eroina.

Ago foto

 

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