Una “batteria” di nove persone che facevano dei furti in appartamento la loro professione ad alti livelli di “sicurezza”.
Dove per sicurezza si intende l’adozione di ogni possibile precauzione per non essere intercettati ed identificati dalle forze dell’ordine sulle loro tracce.
Ed è dalla Procura della Repubblica di Asti che le indagini sono partite e hanno consentito di arrivare ad un buon grado di convinzione di colpevolezza nei confronti del gruppo che è stato arrestato ieri mattina dai carabinieri del Comando provinciale di Cuneo.
Si tratta di Cristiano Audisio, 43 anni residente a Magliano Alpi, Luigi Mischa Audisio, 23 anni domiciliato a Carrù, Carlo Sacco, 42 anni residente a Mondovì, Francesco Puliga, 22 anni residente a Magliano Alpi, Federico Ferrua, 27 anni residente a Vicoforte, Vladimir Diaz Diaz, di origini cubane, 33 anni, senza fissa dimora, Antonino Carnazza, 41 anni residente a Mondovì, Devis De Colombi, 47 anni e Noemi Cartello, 40 anni entrambi domiciliati al campo nomadi di Alba.
Per la Procura di Asti sono loro che, a tre a tre, hanno compiuto i furti fra Alessandrino e Cuneese, da Acqui Terme a Gabiano, da Novi Ligure a Racconigi, da Rosignano a Ceresole d’Alba.
Complessivamente sono 32 i furti addebitati con un bottino complessivo stimato in circa 200 mila euro.
Anche se sono ancora in corso indagini per risalire alla responsabilità del gruppo in un’altra ventina di episodi che presentano un modus operandi identico con l’intercettazione di auto molto simili a quelle usate per i colpi addebitati in questa prima ordinanza di custodia cautelare.
Dalle indagini è emersa un’attenzione maniacale a non farsi intercettare con il ricorso a competenze specifiche di ognuno dei componenti del gruppo.
Così, c’erano due soggetti che si erano specializzati nelle bonifiche delle auto usate per andare sui luoghi dei furti: con apparecchiature specifiche, sequestrate ieri durante gli arresti, passavano tutti i mezzi alla ricerca di eventuali microspie apposte dalle forze dell’ordine. Prima e dopo ogni colpo.
E poi l’uso di decine di targhe (italiane e tedesche) false apposte sulle automobili intestate ad altri rispondenti ad altri proprietari ma su mezzi identici per marca, modello e colore: un trucco per rendere più difficile risalire ai reali intestatari delle vetture.
Altro trucco usato era quello del “wrapping” delle autovetture usate, (sempre ieri sono state sequestrate un’Audi Q3 e un’Audi S1); si tratta dell’applicazione di pellicole adesive sulla carrozzeria che consentono di mimetizzare in parte l’auto sempre per non renderla facilmente riconoscibile.
Nelle perquisizioni di ieri, oltre alle vetture e all’apparecchio per la bonifica da microspie sono stati trovati lampeggianti blu verosimilmente per quando ci si doveva presentare come poliziotti o carabinieri, una paletta segnaletica della polizia locale, attrezzi per lo scasso, un set di chiavi passepartout, radioricetrasmittenti (i cellulari restavano a casa per non essere localizzati e intercettati), parrucche, e poi parti di bottini: gioielli, 6 orologi Rolex modello Daytona, bottiglie di vino pregiato e contanti per 45 mila euro.