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Cronaca

Arrestato il commercialista Vito Sorgente
perchè consigliava le consulenze false

Il professionista, molto conosciuto in città, si trova ai domiciliari da stamattina. Ancora in corso le perquisizioni allo studio di corso Ferraris. Per mesi, con le microspie nel suo ufficio, sono state ascoltate le conversazioni con i clienti che volevano evadere le tasse e abbattere i ricavi. Sequestrati beni per oltre 600 mila euro…

E' destinata ad allargarsi a macchia d'olio l'inchiesta che questa mattina ha condotto la Guardia di Finanza di Asti in strada Fortino, alla casa del noto commercialista astigiano Vito Sorgente. Alle 6 i militari si sono presentati alla porta di casa notificandogli un'ordinanza di arresti domiciliari e il mandato per una perquisizione. E' accusato di aver ideato e gestito un imponente sistema di consulenze fittizie per far pagare meno tasse alle aziende sue clienti. Un meccanismo tanto semplice quanto efficace che, secondo indiscrezioni, sarebbe stato portato avanti da molti anni dal titolare del noto studio di commercialista con sede in corso Ferraris.

Ai clienti che andavano da lui chiedendo qualche soluzione per pagare meno tasse possibili, Sorgente consigliava di rivolgersi a qualche parente o persona vicina perché firmasse una consulenza fittizia da presentare in dichiarazione dei redditi fra le voci dei "costi", in modo da abbattere l'imponibile sul quale si calcolano le imposte da versare allo Stato. E non aveva alcuna importanza il genere di consulenze indicate o la preparazione professionale e tecnica di chi le firmava. L'importante era che qualcuno le firmasse per importi che poi venivano "scaricati" dai redditi. La data dell'incasso era sempre oltre i 4 anni, in modo da eludere ogni controllo. Così l'azienda che riceveva la consulenza la poteva già inserire nella prima dichiarazione dei redditi utili, mentre il finto consulente non doveva dichiararla fino all'incasso che, terminato il periodo di prescrizione dei controlli, non avveniva mai. Documenti, dunque, nati solo per abbattare l'imponibile dei clienti.

Una prima segnalazione, alla Guardia di Finanza, è arrivata dall'Agenzia delle Entrate che ha accertato la falsità di una consulenza inserita in una dichiarazione fiscale di uno dei clienti di Sorgente. E' emerso anche, analizzando altre dichiarazioni sempre di clienti dello studio di corso Ferraris, che numerose consulenze, fatte da persone diverse e per diverse prestazioni professionali e tecniche, avevano tutte la stessa impostazione in termini di modulistica e stampa. Cambiava solo il nome del consulente, l'importo e la data. Sotto il coordinamento del sostituto procuratore Luciano Tarditi, gli uomini del colonnello Antonio Borgia e del capitano Mario Segreto, comandante della Compagnia di Asti della Guardia di Finanza, hanno trovato già undici dichiarazioni di redditi sospette e hanno verificato che le consulenze indicate non corrispondevano a prestazioni professionali effettivamente eseguite.

In quasi tutti i casi, gli stessi finti consulenti non avevano alcuna titolarità per fornire consulenze molto specifiche per svariate migliaia di euro. Ad oggi, oltre all'arresto di Vito Sorgente, l'inchiesta vede una trentina di persone indagate, compresa una stretta collaboratrice del commercialista.
Ma, considerando che da ore i finanzieri stanno passando al setaccio l'ufficio del commercialista e acquisendo tutte le pratiche dei clienti in cui emerga la reiterazione di questo "sistema" delle consulenze per abbattere i costi, è facile prevedere che il numero di indagati è destinato presto a salire. Per dare forma ai loro sospetti, i finanzieri hanno piazzato delle microspie nello studio del commercialista e da quest'estate a questa parte hanno registrato numerose conversazioni.

Sorgente non si sbilanciava mai al telefono, dietro la richiesta dei clienti di farli "risparmiare" un po' sulle tasse, ma dava incarico alla sua collaboratrice di fissare gli appuntamenti di persona, nel suo studio. Qui, secondo quanto emerge dalle intercettazioni, spiegava il semplice escamotage per avere più costi da scaricare, dava tutte le dritte giuste e congedava i clienti.
Anche quelli che, all'inizio erano titubanti ma venivano convinti dalla sua sicurezza e da una ricorrente autoreferenzialità. «Il professionista, in molte occasioni -rivela il colonnello Borgia- si attribuiva furbizia e velocità per eludere i "nemici" istituzionali paragonandosi alle lepri che devono sfuggire ai cani dei cacciatori. Beh, questa volta, noi "cani finanzieri" siamo stati più veloci e furbi di lui». Da qui la spiegazione del singolare nome dato all'operazione, "Lepre in gabbia".

Daniela Peira

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