«Con la formula “Il fatto non sussiste” il Gup ha avuto grande rispetto giuridico di ciò che è successo»: questo il primo commento dell’avvocato Marco Dapino, difensore di Ghiotti.
«Dovremo aspettare di leggere le motivazioni per fare commenti più puntuali, ma la mia personale interpretazione è che il giudice si è trovato di fronte la scelta tra fare giustizia e le difficoltà che l’ordinamento gli ha messo davanti per trovare la strada che lui riteneva più corretta. Alla fine ha trovato la soluzione migliore, con una sentenza molto importante perchè il giudice aveva un’idea molto precisa di giustizia, su questo caso, e adottando la formula “il fatto non sussiste” è stato nel solco che l’ordinamento gli ha consentito per dare sostanza alla sua idea».
L’avvocato Dapino, che è stato fin dall’inizio il difensore di Ghiotti, ha anche ricordato il rispetto, la riservatezza, la totale apertura anche emotiva dell’imputato che ha dimostrato anche una “purezza rara” ad ogni interrogatorio. «Non c’è dubbio che fin da subito, quando l’imputato si è seduto davanti al maresciallo nella caserma di paese e ha detto che aveva un crimine molto grave da confessare, ha saputo trasmettere tutta la carica del dramma di coscienza che lo tormentava da tre anni e che probabilmente era anche frutto dell’isolamento dovuto alla pandemia da Covid. Sicuramente un caso al di fuori dell’immaginabile».
Questura di Asti
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