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Cronaca
Scuola

Asti, a processo per il diploma falso si difende: «Sono io la truffata»

Denunciata dalla Guardia di Finanza per quel corso di abilitazione all’insegnamento di sostegno che non risulta mai conseguito

«Sono io la truffata, non la truffatrice»: questo il senso di quanto dichiarato in aula di tribunale da Emilia F., un’ex insegnante della scuola dell’infanzia finita sotto processo per un diploma di specializzazione in insegnamento di sostegno che non risulta mai conseguito.
Truffa, falsità materiale e ideologica sono i reati che le vengono contestati in seguito ad una verifica del Provveditorato agli Studi, nel 2015, quando l’insegnante, allora in forza alla scuola dell’infanzia, aveva fatto domanda per entrare in graduatoria per la scuola elementare.
Fra gli altri requisiti, aveva anche dichiarato di aver conseguito, nel 2001 la specializzazione per l’insegnamento di sostegno dopo aver partecipato ad un corso che si era tenuto ad Eboli, a cura della ANSI (Associazione nazionale Scuole italiane) sotto la direzione dell’Università di Tor Vergata.
Producendone anche il diploma in pergamena.
Ma al successivo controllo del Provveditorato il numero progressivo indicato nella pergamena risultava assegnato ad un’altra persona. Di qui la segnalazione alla Guardia di Finanza che, fatti gli opportuni accertamenti, aveva stabilito che quel diploma fosse falso e l’aveva denunciata.
In aula di tribunale, ad Asti, si sta celebrando il processo e l’imputata ha reso una versione diversa della vicenda.
«Io ho frequentato quel corso, ho studiato, ho dato l’esame di abilitazione finale e quando ho chiesto copia del diploma originale mi è stato consegnato questo. Non so spiegarmi perchè risulti falso. Io stessa sono vittima di questa situazione e per questo ho presentato querela di cui però non ho saputo più nulla».
Difesa dall’avvocato Pescarmona, ha detto che non le era possibile recuperare libri di testo ed appunti del periodo dello studio per il corso perchè è da 20 anni che abita in Piemonte e aveva lasciato tutto al marito da cui si è separata e che non ha tenuto niente della moglie. Non è riuscita a contattare nessun altro corsista dell’epoca che avesse frequentato le lezioni con lei e l’unico professore di cui si ricorda il nome è deceduto.
«Non avevo bisogno di fare un falso per avere un posto di lavoro, perchè l’anno seguente sarei entrata di ruolo alla scuola dell’infanzia – ha detto ancora in aula – con le stesse ore di lavoro e lo stesso stipendio delle elementari. Feci lo stesso domanda per entrare in graduatoria perchè si era aperta questa possibilità per gli insegnanti non laureati e pensavo giusto coglierla».
All’atto della denuncia della Finanza l’insegnante è stata sospesa e le sono stati richiesti gli stipendi di alcuni mesi di lavoro alle scuole elementari.
Oggi lavora ancora nella scuola ma non più come insegnante, bensì come ATA.

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