Un colpo di scena del pm ha chiuso oggi pomeriggio la seconda udienza fiume del processo a carico di Paola Tomalino, insegnante di canto e teatro che doveva rispondere di esercizio abusivo della professione di psicoterapeuta, di lesioni personali e violenza privata. Doveva. Perchè oggi il pm Cotti, dopo aver esaminato gli atti nel fascicolo e aver ascoltato un altro bel gruppo di testimoni (tutti ex allievi del cosiddetto Teatro della Crescita ideato dall’imputata assistiti dall’avvocato Roberto Maccia che rappresenta anche l’Ordine degli Psicologi del Piemonte), ha sfoltito l’elenco dei capi di accusa addebitati a Tomalino, difesa dagli avvocati Giulia Occhionero e Filippo Testa.
Per via di intervenuta prescrizione per il troppo tempo passato dai fatti, è stata espunta l’accusa di violenza privata; non si procederà più neppure per l’accusa di lesioni personali in quanto la querela che è stata firmata e presentata dalle numerose parti civili risulta intempestiva, cioè presentata in ritardo rispetto sia ai fatti, sia alla consapevolezza del danno ricevuto. Questo ritardo è stato spiegato da più testimoni (tutti di giovane età) con il fatto che ritenevano l’esposto fatto e firmato all’Ordine degli Psicologi valido come denuncia personale per ognuno di loro. Solo in un secondo tempo, un secondo legale aveva fatto loro presente che invece dovevano fare un’altra denuncia dettagliata firmata singolarmente.
Resta in piedi solo l’accusa di esercizio abusivo della professione di psicologa e psicoterapeuta per la quale l’imputata, alla prossima udienza di maggio, può nuovamente chiedere l’accesso ad una Map (messa alla prova) chiudendo così il processo senza arrivare a discussione e sentenza.