L’episodio questa mattina
Dal carcere di Quarto arriva un’altra notizia di aggressione ad un agente di polizia penitenziaria. E’ successa alle 9,30 di oggi , nella zona dei “passeggi” dove un detenuto italiano di 60 anni in carcere per associazione di tipo mafioso, ha atteso l’agente che al mattino aveva fatto la “battitura delle sbarre” e lo ha letteralmente preso a schiaffi.
L’agente è stato portato al Pronto Soccorso dove sono in corso le cure delle escoriazioni e la redazione del referto medico.
Le rivendicazioni dei sindacati
Questo ennesimo episodio solleva ancora una volta questioni che i sindacati operanti al carcere di Asti hanno più volte portato all’attenzione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.
«Ci sono due profili da valutare – afferma Marco Missimei, per la Uil – Il primo è quello della carenza cronica di personale che non consente una serena programmazione del lavoro degli agenti penitenziari. A questo si aggiunga il fatto che, nonostante il carcere di Quarto si sia trasformato in struttura ad Alta Sicurezza, quindi con detenuti prevalentemente condannati per associazione mafiosa e con lunghe pene da scontare, non altrettanto è stata adeguata la gestione di una struttura di questo tipo. E poi i detenuti sempre più spesso affrontano e aggrediscono le guardie perchè sanno di uscirne impuniti. Oppure lo fanno apposta per arrivare all’unico provvedimento che viene preso nei loro confronti: il trasferimento in altro carcere. Chiederemo conto di questo a chi la responsabilità dell’amministrazione del carcere di Quarto».
«Spesso da soli con 150 detenuti»
Sull’episodio interviene anche l’Osapp per voce del suo segretario, Leo Beneduci: «Quanto accaduto è il risultato di una politica penitenziaria attuata in assoluto dispregio delle condizioni di lavoro del personale di penitenziaria spesso lasciato solo nelle sezioni ad operare in assoluta ristrettezza di mezzi e di supporti anche con 100/150 detenuti alla volta. Questo episodio è l’ennesima riprova del fatto che un eccessivo “buonismo” nella gestione di penitenziari problematici come quello di Asti può mettere a repentaglio l’ordine e la sicurezza oltre all’incolumità degli agenti che vi operano»