Rischia di trasformarsi in una “guerra dei poveri” dove per poveri si intendono le centinaia di volontari delle varie associazioni che operano sul territorio in forma totalmente gratuita a favore dei malati.
Un tema che da tempo rode i volontari delle ambulanze che si presentano all’ospedale di Asti portando malati, anziani e disabili per visite, dialisi, ricoveri e dimissioni.
Basta andare un giorno qualunque verso mezzogiorno per raccogliere i loro mugugni al parcheggio a loro riservato, al piano -1. Appena si entra, da un ingresso libero a tutti senza sbarre, si trovano le due file riservate ai disabili. Subito dopo quelle per le ambulanze con tanto di cartello ben evidente e poi quelle dei mezzi Asl.
«Ma sono insufficienti e noi con le ambulanze spesso non troviamo posto. Anche perchè – ci spiegano un po’ tutti – negli stalli a noi riservati troviamo auto e furgoni attrezzati di appartenenti ad associazioni che fanno trasporto malati. Nulla da dire sul loro meritorio e apprezzatissimo impegno – dicono “quelli delle ambulanze” – ma mettendo i loro furgoncini o anche solo auto di servizio, noi che abbiamo mezzi molto più grossi e voluminosi, non riusciamo più a parcheggiare».
Tanto che a volte lasciano le ambulanze davanti al passaggio riservato ai Vigili del fuoco, fuori dal parcheggio.
E così, visto che nessun volontario vuole la guerra con altri volontari, chiamano in causa l’Asl. «Ma perchè non destinano altri parcheggi alle associazioni che non fanno servizio di barellamento in modo da lasciare solo a noi questi stalli?».
Il disagio è tanto anche per i malati che devono passare magari più tempo in ambulanza in attesa di trovare parcheggio oppure vengono “scaricati” all’aperto, sulla rampa di accesso, sotto il sole o sotto la pioggia. «Qui è una guerra ogni giorno, al mattino presto e a mezzogiorno, gli orari in cui si concentrano gli arrivi dei malati e il loro recupero – proseguono i volontari – Senza contare gli “imbucati” che, non trovando posto altrove, arrivano qui, senza controllo e mollano l’auto nei nostri spazi».