Si è tenuta questa mattina, davanti al Gup, l’altra udienza che vede imputati i due commissari straordinari che si sono susseguiti alla guida della casa di riposo Città di Asti ex Maina nel periodo 2016-2023 Giuseppe Camisola (difeso dall’avvocato Leuzzi) e Mario Pasino (avvocato Invernizzi) e tre revisori dei conti (Luisa Amalberto, Simone Callagher e Massimo Striglia difesi rispettivamente dagli avvocati Avidano, Arri, Corbellini e Misiano).
Sono accusati di aver “truccato” i bilanci degli anni presi in considerazione cercando di coprire il disavanzo crescente (peraltro già ereditato da precedenti amministrazioni) con una posta indicata come “finanziamenti straordinari”. Che, secondo le indagini della Guardia di Finanza coordinate dalla Procura della Repubblica, erano del tutto inesistenti e fittizi. Finanziamenti straordinari che esistevano solo sulla carta ma che non avevano alcun corrispettivo effettivo di entrate nelle casse già esangui della Casa di riposo.
A fronte di un disavanzo di gestione cristallizzata a circa 7 milioni e mezzo di euro, questi finanziamenti fantasma avevano raggiunto la cifra complessiva di poco più di 8 milioni di euro: ogni anno venivano iscritti con cifre che andavano dal milione al milione e mezzo proprio per abbattere, sempre solo sulla carta, il disavanzo.
Di qui l’accusa di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici.
Quella di stamattina è la seconda udienza davanti al gup ed è stata ancora di carattere interlocutorio perchè si sono affacciate ipotesi di risarcimento alle parti offese presenti ma non ancora formalmente costituite. Sono i liquidatori della casa di riposo che hanno affidato l’incarico di rappresentare la struttura e i suoi interessi all’avvocato Maurizio Riverditi e i sindacati Cgil (avvocato Padovani), Cisl (avvocato Caranzano) e Uil (avvocato Piovesan) che rappresenteranno i dipendenti che hanno perso il lavoro in seguito al fallimento. Per consentire il perfezionamento delle trattative è stato tutto rinviato ad ottobre.
Questo mentre la Corte dei Conti ha aperto una indagine sul fronte più strettamente contabile per il danno erariale che potrebbe però attingere a più livelli di responsabilità nella gestione degli ultimi anni della più grande Ipab del Piemonte. Livelli anche amministrativi e politici, essendo stata una struttura a gestione pubblica.