Il falco di palude morto al Centro di recupero della Lipu di Tigliole due settimane fa è stato oggetto di un’azione illegale di bracconaggio nelle zone ai confini fra Antignano e Revigliasco.
Lo ha confermato l’Ente Parco Paleontologico Astigiano che ha raccolto tutta la documentazione medica veterinaria e, appurato che era stato attinto all’ala da un pallino sparato verosimilmente da una carabina da caccia, ha sporto denuncia in Procura segnalando la presenza di comportamenti illegali nelle aree tutelate dal Parco dove la caccia, ovviamente, è assolutamente vietata. Non solo, anche nelle aree destinate all’attività venatoria è fatto assoluto divieto l’abbattimento dei rapaci, specie protette.
Il falco di palude era stato ritrovato da un naturalista astigiano, Leonardo Corino; il rapace era a terra, zoppicante, si trovava fra un boschetto e un prato e subito dopo l’avvistamento si era attivata una catena di soccorso estremamente veloce ed efficace che aveva visto in campo il biologo volontario della Lipu Giovanni Grasso e il guardiaparco Alessandro Lago che avevano recuperato il rapace e lo avevano portato al Centro di Recupero Lipu per cure immediate.
Fortemente debilitato, denutrito e assetato, era stato subito evidente che non aveva potuto riprendere il volo a causa di un’ala fratturata che era stata poi debitamente steccata nella speranza di una guarigione. Dalle Tac e dagli altri esami diagnostici, era emerso un foro che attraversava l’ala da parte a parte. Nonostante la cura al Centro Lipu, sotto la supervisione di Angelo Rossi, l’animale non ce l’ha fatta.
«Per un breve periodo sembrava reagire – scrivono dall’Ente Parco – arrivando persino a beccare i volontari, ma le condizioni sono poi peggiorate anche a causa dello stress della cattività: i rapaci, infatti, sono animali molto delicati che non riescono ad alimentarsi da soli in gabbia e devono essere nutriti manualmente. Dopo due notti, purtroppo, il falco è deceduto».
Una storia che tutti speravano finisse in altro modo, per non perdere un esemplare giovane, probabilmente in migrazione anche se non si escludono recenti nidificazioni in zona.
«Fondamentale è da sempre la collaborazione tra il Parco e la LIPU, così come la prontezza dei cittadini che possono attivare tempestivamente la catena del soccorso – commentano dall’Ente Parco – Il lavoro svolto dai guardiaparco, attento e scrupoloso, rappresenta un presidio indispensabile a tutela della fauna selvatica e degli habitat naturali, patrimonio comune da difendere con responsabilità e rispetto».