Cerca
Close this search box.
faafe d da cfdfc
Cronaca
Processo

Asti, chiesta condanna di quasi 20 anni per le sorelline maltrattate

Un lunghissimo elenco di soprusi (anche sessuali) fatto dalle due sorelle una volta uscite dalla famiglia

«Non confondete l’estrema povertà di questa famiglia con un caso di maltrattamenti»: sta tutta qui l’essenza dell’arringa difensiva dell’avvocato Claudia Malabaila, che ha il difficile compito, con il collega di studio Caranzano, di respingere, per conto di una coppia, le terribili accuse mosse da due ragazzine (figlie di lei) e raccolte dalla pubblica accusa (il pm Masia).
E proprio il pm Masia ha chiesto ai giudici Chinaglia, Bertelli Motta e Demattei di condannare l’uomo a 14 anni (per maltrattamenti e violenza sessuale) e la madre delle ragazze a 5 anni e 4 mesi.
Terribili le accuse che vengono mosse ai due, presenti in aula ad ogni udienza.
Accuse che derivano dai racconti fatti dalle figlie, ora maggiorenni, quando erano state date in affidamento (prima la maggiore su stessa richiesta della madre, poi anche la minore).
Hanno raccontato di aver vissuto anni terribili in quella casa astigiana: dormivano per terra in una stanza piccola e buia chiusa dall’esterno con un filo elettrico legato al termosifone, non potevano andare in bagno quando volevano, per punizione le loro mani venivano messe a contatto del termosifone fino a che non si bruciavano, non veniva loro dato da mangiare a sufficienza, dovevano fare le pulizie di casa fin da piccoline, dovevano occuparsi del cane e quando non lo facevano a dovere si ritrovavano i suoi escrementi nel piatto come cena, si sono viste “eliminare” i pidocchi presi a scuola con l’urina del compagno della madre versata in testa, venivano costrette per punizione a restare inginocchiate per ore sui chicchi di riso perchè facevano più male fino alle accuse di abusi da parte dell’uomo mentre le costringeva a guardare con lui filmini pedopornografici.
Un elenco terribile che ha spinto il pm a formulare la richiesta di condanna cui si è associata l’avvocato Maura Lanfranco, parte civile per conto delle due ragazze. A lei il compito di fare un quadro delle conseguenze che quanto raccontato dalle sorelle ha avuto sul loro sviluppo e su quel trauma profondo di non potersi fidare di chi più di altri avrebbe dovuto occuparsi di loro.
L’avvocato Malabaila ha dato una lettura completamente diversa.
«I primi anni di queste due sorelle sono stati vissuti in comunità dove la madre aveva deciso di andare per disintossicarsi. Poi la convivenza con un nuovo compagno in un mare di difficoltà economiche. Ma l’indigenza non è un reato. Perchè queste accuse? Perchè la madre e il compagno si erano  fermamente opposti alla relazione della figlia più grande (allora quindicenne) con un uomo di 26 anni conosciuto in Sicilia. Da allora il conflitto è stato insanabile tanto che la stessa madre ha chiesto agli assistenti sociali di allontanare la figlia perchè pericolosa per sè e per chi le stava intorno, sorellina compresa. Ma se avessero maltrattato le figlie si sarebbero messi gli assistenti sociali in casa?».
E poi le lettere e i diari delle ragazze.
«Non si parla mai di maltrattamenti, possibile che non li confidassero a nessuno, in tutti quegli anni? Neppure alle pagine segrete di un diario? Non abbiamo prove dirette degli abusi, solo le parole delle ragazze mentre tutti i testimoni oculari hanno assistito a scene che nulla avevano di maltrattamenti, ma solo di educazione, forse un po’ severa, e di conseguenze dello stato di grande povertà del nucleo».
La sentenza arriverà a metà aprile.

(Foto da repertorio web)

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Le principali notizie di Asti e provincia direttamente su WhatsApp. Iscriviti al canale gratuito de La Nuova Provincia cliccando sul seguente link

Edizione digitale