Ci sono ancora le braci accese di quel falò che ieri, poco prima della mezzanotte che ha segnato il passaggio all’anno nuovo, è costato la vita ad Airudin Seferovic, il ragazzino di 13 anni che viveva al campo rom di via Guerra con la sua numerosa famiglia.
Airudin, che curiosamente portava il nome della nonna, era il penultimo di 16 figli; dopo di lui solo il fratellino di 6 anni. Frequentava la seconda alla scuola media Jona anche se le prolungate sospensioni delle lezioni in presenza a causa del lockdown non hanno permesso ai professori e ai compagni di conoscerlo bene.
Sulla ricostruzione di quanto accaduto ieri sera stanno ancora lavorando i carabinieri di Asti che sono intervenuti e che da questa notte stanno raccogliendo le testimonianze di coloro che hanno assistito al gravissimo incidente costato la vita al ragazzino.
Fra le lacrime e la disperazione, sono stati gli stessi genitori a raccontare a chi ha fatto loro visita oggi, come sono andate le cose.
Tutto è capitato poco prima della mezzanotte quando gli adulti della famiglia erano riuniti in una baracca per passare insieme il Capodanno. Airudin e gli altri ragazzi di quella parte di campo erano invece fuori, intorno al falò che era stato acceso fin dal tardo pomeriggio. Secondo quanto ricostruito dai suoi genitori, ad un certo punto si sono messi a gettare i petardi dentro il fuoco, per amplificare il il rumore dei botti inconsapevoli anche dell’amplificazione del rischio.
Sembra che uno dei petardi buttati nel falò sia esploso durante il lancio e la forza del botto lo abbia in qualche modo fatto “tornare indietro” colpendo il ragazzino che era vicino al fuoco e colpendolo in pieno all’addome.
Devastante la deflagrazione.
Gli adulti, secondo quanto raccontato, si sarebbero subito accorti di quel colpo più forte degli altri e, attirati dalle urla degli altri ragazzi, sono usciti tutti insieme, si sono resi conto della gravità delle condizioni del giovane ferito e lo hanno caricato in auto portandolo direttamente al Pronto Soccorso dove, però, è già arrivato in arresto cardiaco.
Fra coloro cui oggi la famiglia ha fatto questo racconto dei fatti vi sono il sindaco di Asti, Maurizio Rasero che ha voluto fare visita ai genitori per un gesto di umanità e vicinanza personale e di tutta l’amministrazione e la città.
Gradita dalla famiglia in lutto anche la visita di Carla Osella, presidente nazionale dell’Aizo, spesso presente al campo rom di via Guerra per raccogliere le criticità che purtroppo da molti anni quel luogo si trascina dietro.
<Sono piegati dal dolore per questa tragica perdita – ha detto la presidente Osella- ma anche disorientati dall’iter giudiziario che si è aperto e che in molti punti confligge con i loro riti funebri. Hanno fatto anche molto male le prime notizie di vandalismi dei parenti al Pronto Soccorso di Asti che invece vanno molto ridimensionate in termini di danni e soprattutto va sottolineato che la motivazione va ricercata nella disperazione per la morte improvvisa del ragazzino, non nell’intento di aggressione verso chi ha tentato di salvarlo. E non si può passare sopra ai moltissimi commenti crudeli e impietosi che sono circolati sui social alla notizia della morte del ragazzino frutto di pregiudizio e cattiveria che non si fermano neppure di fronte alla scomparsa tragica di un 13enne>.
Daniela Peira